Quand'anche però tutto fosse andato per il meglio, le rese attuali medie della varietà si attestano (2019 a parte) a 25 tonnellate a ettaro, non sufficienti per garantire una remunerazione all'agricoltore. Da anni sono stagnanti, in particolare per la varietà considerata regina, e nonostante i tentativi per migliorare il risultato, sono rimaste ferme.
AgroNotizie ha incontrato, a Futurpera, Michele Mariani della Fondazione fratelli Navarra, ente situato proprio nel cuore della produzione pericola italiana, il ferrarese.
Che fare dunque per migliorare le rese o per cercare di avere pezzature più elevate? Secondo la Fondazione Navarra, il fatto che le rese non aumentino dipende principalmente da due fattori: la mortalità delle piante è molto elevata già dopo pochi anni d'impianto; in particolare nella zona di Ferrara, Abate è preponderante, siamo quasi in una situazione di monocoltura, in assenza di impollinatori. "C'è poco miscuglio varietale, a differenza della zona romagnola. Oltre a questo problema - ha detto Mariani - la mortalità è alta per l'Abate. Un pero Abate innestato su cotogno, in condizioni ottimali, può vivere anche venti-venticinque anni, ma negli ultimi anni si è notato un incremento di mortalità già a partire dal decimo anno. C'è un problema di parziale disaffinità con il portinnesto cotogno".
"In secondo luogo, dati i cambiamenti climatici, i terreni vanno facilmente in asfissia e questo - continua - è un ulteriore fattore di mortalità. Come Fondazione Navarra abbiamo formulato una proposta di riassetto varietale. L'ideale sarebbe fare scendere la varietà Abate attorno al 30%, aumentando la presenza delle altre varietà. Con il miscuglio varietale si riuscirebbe ad aumentare la fecondazione e di conseguenza la produzione. Se la partenocarpia (produzione di frutti senza fecondazione) non funziona, come è successo nel 2019, la cascola aumenterà e di conseguenza mancherà prodotto. Se non siamo nella situazione di dover abbattere l'intero impianto di Abate, si può intervenire sostituendo alcune file, inserendo Williams, Conference o Kaiser come impollinatori".
Una sperimentazione in corso, ma della quale ancora non ci sono i risultati certi, per aumentare lo spostamento del polline, è utilizzare le api solitarie più adatte all'impollinazione del pero (Osmie): "Siamo solo al primo anno, i risultati però ci spingono a continuare a lavorare sul tema", ha detto ancora ad AgroNotizie Michele Mariani.
E per chi proprio non vuole abbandonare la varietà Abate ma è stato deluso dal cotogno, che fare con il portinnesto? "Inizieremo a lavorare su franchi clonali, franchi da seme e autoradicati" sono sempre parole di Michele Mariani. "Il cotogno ha garantito la riduzione della taglia delle piante che significa meno costi di manodopera, per Abate c'è però un problema di parziale disaffinità. Attualmente quindi, il nostro consiglio, se si decide di reimpiantare Abate, è quello di continuare a utilizzare cotogno. Per poterci pronunciare sulle alternative bisogna prima mettere a punto un percorso agronomico che consenta un anticipo della messa a frutto e di mantenere bassi i costi di manodopera. Sta poi per partire una sperimentazione per rivisitare e correggere il percorso tecnico proprio su portinnesto cotogno".
Non potendo comunque aumentare le rese entro la prossima stagione (anche sostituendo alcune file dell'impianto di Abate, inserendo degli impollinatori, occorrerà attendere almeno un anno perché Williams o l'impollinatore scelto, fiorisca) si potrebbe pensare di agire tentando di aumentare le pezzature, in modo da ottenere una remunerazione superiore al chilogrammo. Secondo i dati della Fondazione Navarra, guardando alle liquidazioni medie fra il 2015 e il 2018, passando da un calibro 65-70 (Abate) a un calibro 75-80, si sono ottenuti in media 32,7 centesimi in più al chilogrammo. "Per aumentare le pezzature - ha detto ancora Mariani - bisogna potare e diradare al meglio. Per alcune varietà è possibile il diradamento chimico. In ogni caso però, anche con il diradamento chimico, occorrerà intervenire anche manualmente scegliendo i frutti più grossi".