Il progetto Trentino frutticolo sostenibile è stato presentato lo scorso 24 marzo alla Federazione trentina della Cooperazione di Trento, alla presenza dell’assessore all’Agricoltura della Provincia autonoma di Trento, Michele Dallapiccola. Nato su iniziativa di Apot, Associazione produttori di ortofrutta del Trentino, con un obiettivo chiaro e rivolto al territorio, il progetto è guidato da un comitato di coordinamento, partecipato principalmente dai Consorzi soci e da due società specializzate in comunicazione e in marketing dei prodotti agroalimentari.

L’iniziativa prevede l’organizzazione di incontri e la divulgazione di notizie che diano il giusto risalto ai progetti, agli investimenti e alle attività messe in atto dagli operatori e professionisti della frutticoltura provinciale, con trasparenza e con chiarezza nei contenuti, tempi e responsabilità. Filo conduttore, la sostenibilità, presente e futura, per rispondere alla comprensibile domanda della società civile che chiede ai frutticoltori un atteggiamento responsabile verso beni preziosi come l’ambiente e la salute.

Potrebbe apparire come una novità la nostra iniziativa, ma di fatto già nei primi anni ’80 i produttori e la Provincia autonoma di Trento firmarono come impegno volontario i primi 'protocolli di difesa integrata' – ha affermato Ennio Magnani, presidente di Apot –. I produttori da allora si sono fortemente impegnati, in ambito provinciale e regionale, facendo crescere una stretta collaborazione, tra di loro e con le istituzioni nazionali ed europee, per individuare e adottare una produzione sempre più ‘sostenibile’ e allo stesso tempo utilizzando metodi aggiornati e coerenti con gli altri Paesi europei”.
 
Da allora i risultati dell’impegno dei frutticoltori trentini sono rilevanti. Il protocollo di produzione integrata oggi, per esempio, non è più volontario ma obbligatorio, e dal 2006 è certificato; i controlli sono molto più capillari e vasti, le sanzioni più rigide. Nell’ambito della sicurezza e della certificazione ci sono nuove normative per l’analisi dei rischi (Dvr) o per adeguarsi alle norme sulla sicurezza del lavoro. Alcuni produttori aderiscono anche a disciplinari volontari, come il Global Gap, per poter fornire il mercato delle grandi catene distributive europee.
 
Significativo e fortemente sentito è inoltre il programma di campionamento estivo e autunnale per verificare il corretto uso dei prodotti fitosanitari, così come – fin dal 1988 - il controllo delle macchine e delle attrezzature per i trattamenti, l’applicazione su quasi tutta la superficie coltivata della tecnica della confusione sessuale e le limitazioni e le verifiche sui diserbi. E ancora, per il futuro si sta intensificando il lavoro finalizzato alla ricerca di varietà resistenti o maggiormente tolleranti alle principali patologie del melo e, comunque, verso progetti di ricerca e innovazione indispensabili per migliorare continuamente il lavoro dei frutticoltori.

Il ritorno di molti animali selvatici nei frutteti trentini è una dimostrazione concreta e visibile del progresso ottenuto per mezzo del lavoro di migliaia di frutticoltori. Tutte attività che hanno contribuito - e continueranno a farlo in futuro anche sulla base degli elementi del progetto - a mitigare progressivamente l’interferenza delle pratiche agricole con il sistema produttivo, che deve tener conto di un equilibrio tra ambiente e insediamenti antropologici.
 
Il progetto Trentino frutticolo sostenibile è dunque la pubblicazione del lavoro svolto in passato ma che da oggi continua “a porte aperte”, dove tutti i portatori di interessi nel progetto, dal pubblico e dalle istituzioni fino ai privati, possano comprendere, conoscere e contribuire da vicino alla costruzione della complessa strada verso la sostenibilità.
 
Gli attori del progetto sono molteplici; la struttura comprende un audit interno, gruppo esteso con la presenza di rappresentanti dei principali enti coinvolti direttamente con il settore frutticolo, e un audit esterno, rivolto a tutti quei portatori di opinione come i comitati per la salute o le pubbliche amministrazioni.
 
Dalle indagini preliminari che abbiamo condotto è emerso con chiarezza come l’immagine dell’agricoltura trentina e dei prodotti ortofrutticoli trentini sia eccellente su tutti i mercati di consumo grazie al lavoro fatto dai produttori sulle eccellenze locali - ha sottolineato Roberto Della Casa, docente universitario e titolare della società di ricerche Agroter che guida il comitato di coordinamento del progetto -. Ora occorre integrare l’approccio 'al fare', tipico del mondo agricolo, con un orientamento “al comunicare” ciò che si fa, anche verso l’interno, ma soprattutto 'al concertare' i sentieri di sviluppo con tutti i portatori di interessi locali che sono, e saranno sempre più, parte integrante del sistema economico agricolo, oltreché di quello locale".
 
Oggi rinnoviamo la disponibilità dei frutticoltori verso un confronto aperto e attento sui temi della salute e dell'ambiente – ha concluso Alessandro Dalpiaz, direttore Apot -. Dobbiamo essere coscienti che solo attraverso una progettualità rinnovata ma anche sufficientemente condivisa, che tenga fermo il cardine economico attorno al quale ruota l’attività di ogni singolo frutticoltore e che guardi avanti alle sfide più attuali, sarà possibile migliorare la qualità del sistema produttivo e del sistema territoriale, offrendo maggiori e più solide garanzie sociali ed economiche al Trentino, dando pieno significato al concetto di sostenibilità. Con il progetto Trentino frutticolo sostenibile per la prima volta l’agricoltura diventa parte attiva e si crea un approccio coordinato tra diversi attori dove la sostenibilità diventa filo conduttore alla ricerca di soluzioni che rendano concreti i nostri obbiettivi”.