Il convegno conclusivo di Arcidosso (Gr), si è aperto con l’intervento del presidente del Consorzio di tutela della castagna dell’Amiata Igp, Lorenzo Fazzi, e del coordinatore tecnico Giovanni Alessandri che hanno presentato il bilancio del progetto di filiera (Pif). Un bilancio molto positivo, perché il Pif Vacasto rappresenta per il settore una novità, per il suo approccio integrato di filiera.
Nel panorama toscano si tratta di uno dei Pif con il maggior numero di aderenti: 112 i beneficiari delle province di Grosseto, Lucca e Siena, per un investimento previsto di 3.387.061,62 euro; 4 misure del Per attivate, per la promozione dell’Igp (Mis. 133), i miglioramenti aziendali (Mis. 122), la trasformazione (Mis. 123b) e l’innovazione (Mis. 124).
Il progetto Biocaspo si colloca nel contesto delle strategie di filiera del Pif, con l’intento di promuovere la competitività del settore grazie all’innovazione dei processi produttivi. Le attività, realizzate nel corso di due anni, sono state articolate in quattro principali fasi: prove di potatura, prove di raccolta ed esbosco dei materiali di potatura, realizzazione di un prototipo di potatore automatico, analisi di fattibilità di una filiera energetica.
Dopo i saluti del sindaco di Arcidosso Jacopo Marini e dell’assessore all’agricoltura dell’Unione dei comuni, Romina Sani, sono stati presentati i risultati tecnico-scientifici del progetto.
La potatura rappresenta il principale costo colturale nella castanicoltura; dalle prove presentate da Carla Nati e Niccolò Montorselli del Cnr Ivalsa, ci vogliono circa 20 euro a tonnellata per potare un castagneto da frutto nelle migliori condizioni ed oltre 70 euro a tonnellata per la filiera di produzione del cippato. I costi diventano proibitivi nel caso si vada ad operare sul recupero dei castagneti.
Il prototipo messo a punto dal progetto, grazie alla collaborazione tra il Gesaaf dell’Università di Firenze, la Next Technology di Prato e la ditta Roggi, consente un notevole risparmio dei costi, automatizzando le lavorazioni che al momento sono condotte esclusivamente a mano, da personale selezionato in grado di operare in tree climbing ed effettuare tagli in quota e quindi in condizioni pericolose. Francesco Neri del Gesaaf (Università di Firenze) ha illustrato l’attività di supporto scientifico realizzata dal Gesaaf per la progettazione del prototipo, il cui funzionamento è stato spiegato da Massimo Roggi. Si tratta di un sistema integrato di ausilio alla potatura del tutto innovativo, basato su un minitrattore polifunzionale che consenta di eseguire da terra le varie tipologie di potatura dei castagni da frutto. Le caratteristiche tecniche principali sono:
- Trattrice cingolata dalle dimensioni a terra di 80 cm, sia di lunghezza che di larghezza,
- Ingombro totale di 3,80 m, dovuto al braccio ripiegabile e trasportabile in campo con un autocarro convenzionale.
- Altezza complessiva circa 16 metri da terra.
- Meccanismo di taglio basato su un sistema con lama a catena lunga 25 cm, con un piccolo corpo motore di elettrosega per potature.
- Dispositivo terminale di taglio, di circa 3 kg, con motore elettrico di 1200 Watt di potenza
La comunicazione di Massimiliano Benedetti conferma da un lato la strada della filiera corta e della trasformazione termica in impianti di piccola e media taglia; dall’altro lato l’indicazione verso la produzione di un cippato misto composto da residui di potatura e tagli boschivi.
Non sono mancati infine, negli interventi di Marco Failoni della Cia Toscana e Antonio Faini della Regione Toscana, i riferimenti alle opportunità del nuovo programma di sviluppo rurale, che offre per la castanicoltura molte opportunità, chiedendo tuttavia ai produttori una chiara indicazione della natura forestale o produttiva dei castagneti.
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Fonte: Cia - Toscana