Per quanto riguarda la batteriosi che nel periodo primaverile, a causa del clima particolarmente umido e piovoso, aveva allertato i produttori, le conseguenze sulle rese sono state meno negative delle attese, seppur presenti.
“Il mondo della produzione – dichiara Elisa Macchi, direttore di Cso - ha preso maggiore coscienza del problema batteriosi e attua con attenzione le buone pratiche di difesa che riescono a contrastare e limitare la diffusione della malattia. Il Cso – continua il direttore - è titolare di una serie di attività previste nel progetto Interact gestito dal Cra e finanziato dal ministero delle Politiche agricole e forestali. Tra le attività previste si annoverano: la costituzione del catasto nazionale, lo sviluppo di un sito internet tutto dedicato al kiwi e alla batteriosi, www.kiwifruitpsa.com, e l'analisi delle ricadute economiche della batteriosi in termine di costi di produzione. Quest'ultima attività si integra in parte con il progetto messo in atto dal Crpv in Emilia Romagna".
"E’ chiaro che la batteriosi è un problema – continua Elisa Macchi - a cui è difficile trovare, ancora oggi, una soluzione definitiva se non quella della corretta difesa e della applicazione di pratiche agronomiche atte a contrastare e a limitare la diffusione e i danni conseguenti. Dai dati elaborati da Cso, naturalmente, la difesa e la prevenzione della batteriosi hanno un costo importante che tuttavia può essere in parte compensato dai buoni risultati conseguenti alle tecniche adottate. Mediamente - rimarca Elisa Macchi- a seconda delle aree territoriali, produrre kiwi costa all’incirca 0.45 euro/kg di costi vivi, se aggiungiamo i costi indiretti e i costi figurativi, il costo totale di produzione arriva sui 60 centesimi di euro al kg. Le tecniche di prevenzione e difesa necessarie a contrastare la malattia elevano il costo di qualche centesimo di euro al Kg ma le conseguenze di una mancata prevenzione - conclude il direttore di Cso - graverebbero sui costi in misura molto superiore".
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