Il chicco bianco può davvero diventare una coltura in grado di alternarsi, a Simaxis e dintorni, al tradizionale carciofo. Il responso viene dalla trebbiatura del campo sperimentale coltivato a Samassi da un agricoltore del posto, Giuseppe Piras. La resa, di circa 85 quintali di riso ad ettaro, è considerata soddisfacente dai tecnici dell'Università di Sassari che hanno seguito Giuseppe Piras nella prova-riso. Giuseppe Piras è uno dei due coltivatori di Simaxis, l'altro è Enrico Pinna. Insieme, hanno coltivato riso con metodo in asciutto, che si differenzia dal tradizionale ad allagamento. Col sistema in asciutto, l'irrigazione della coltura avviene a pioggia con i microirragatori. In questo modo, il risparmio di risorsa idrica è notevole e garantito, ma anche le rese sono incoraggianti, almeno a guardare il responso della mietitura del campo di Giuseppe Piras. Infatti, un ettaro può arrivare a 90-100 quintali di riso. Ora, per il riso sardo, è già pronta una nuova sfida: bisogna capire bene la filiera, non pensare solo a seminare ma anche ai processi di essiccazione e commercializzazione, e ragionare su superfici e quantitativi più grandi: almeno 500 quintali.

 

Dalla coltivazione alla lavorazione

Si trova ad Oristano l'unica industria sarda di lavorazione del riso che resiste ai big nazionali. Ogni sardo mangia circa 2,7 chili di riso all'anno. Meno della metà rispetto ai 6 chili della media nazionale e nulla in confronto a quei dieci pro capite che invece finiscono nelle cucine di Novara, Vercelli, Pavia, Milano o nel Veneto. Una piazza minore dove però va spedita e cresce da tre generazioni la storica azienda di trasformazione e commercializzazione, Riso della Sardegna.

In breve, il 50 per cento del prodotto viene acquistato nei market, alimentari, eccetera. Il patron, Cesello Putzu, che ha lo stesso nome del nonno che nel lontano 1951 fondò l'azienda, recentemente ha dichiarato: 'Le scommesse sulle oscillazioni dei prezzi e le speculazioni borsistiche del settore alimentare mai come quest'anno hanno avuto un effetto moltiplicatore sulla situazione mondiale. Un terreno già instabile dopo il blocco delle esportazioni da parte dei paesi dell'Oriente, grossi produttori''. Le prime battute del mercato annata 2008-2009 si sono avute in questi giorni. 'Si parte già alti, da dove ci eravamo fermati prima delle ferie' dice l'imprenditore. Prezzi che tengono bene per l'agricoltore ma che, naturalmente, si ripercuotono sulle tasche del consumatore. Rispetto agli aumenti del 30 per cento fissati dai colossi nazionali, il riso sardo - analizza l'Unione sarda - si assesta su un 20-25 per cento. Riso della Sardegna lo scorso anno ha fatturato 3,5 milioni di euro lavorando e commercializzando 20 mila quintali. Di questi, un 40 per cento di parboiled.