La produzione nazionale 2025 di frumento duro fa registrare, rispetto al raccolto 2024, un sensibile incremento dei volumi che dovrebbero situarsi complessivamente in circa 4 milioni e 365mila tonnellate, ossia una crescita di oltre il 24% circa rispetto alla produzione 2024 calcolata in 3.515.000 tonnellate. Un risultato riconducibile essenzialmente ad un incremento delle superfici coltivate e, soprattutto, delle rese medie per ettaro costatate nelle principali regioni produttrici del Centro, del Sud e delle isole.
Esiti favorevoli anche per quanto concerne la qualità sanitaria e merceologica della materia prima, con particolare riferimento ai pesi specifici dei grani che determinano la loro resa in macinazione, mentre, al contrario, si riscontra, per quanto concerne la qualità tecnologica, una riduzione dei tenori proteici rispetto agli ottimi risultati rilevati con il precedente raccolto 2024.
Questi i dati diramati ieri da Italmopa, l'Associazione Industriali Mugnai d'Italia, aderente a Confindustria e a FederPrima, in merito agli esiti quanti-qualitativi del nuovo raccolto nazionale frumento duro, numeri che vanno oltre le previsioni della vigilia della trebbiatura.
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Infatti, il 14 maggio 2025 - durante l'evento Durum Days tenutosi a Foggia - la società Areté aveva annunciato una crescita prevista di circa il 20% sull'anno precedente, che avrebbe portato la mietitura 2025 a 4 milioni e 200mila tonnellate, registrando un incremento del 12% rispetto alla media quinquennale. Una crescita che - secondo le previsioni Areté - sarebbe stata trainata soprattutto dall'espansione delle superfici coltivate, in crescita del 9,5% secondo i dati Istat, e da condizioni particolarmente favorevoli in Sicilia, Basilicata e Puglia.
"L'andamento climatico favorevole, costatato negli ultimi mesi nei principali areali di coltivazione, ha certamente influito positivamente sull'esito quantitativo del raccolto che dovrebbe risultare il più elevato dal 2016" evidenziano congiuntamente ieri Vincenzo Martinelli, presidente Italmopa, e Clelia Loiudice, presidente della sezione Molini a frumento duro Italmopa.
"La Regione Puglia, con una produzione stimata di 950mila tonnellate, precede, in termini di volumi, la Regione Sicilia (800mila tonnellate), la Regione Marche (580mila tonnellate) e la Regione Emilia Romagna (450mila tonnellate)" affermano Martinelli e Loiudice, che sottolineano come "Anche la qualità della produzione nazionale risulta complessivamente soddisfacente nonostante la riduzione generalizzata del tenore proteico. Per quanto concerne la produzione comunitaria assistiamo, anche in questo caso, ad una crescita dei volumi di produzione che dovrebbe garantire una parziale ricostituzione delle scorte situatesi, nel corso degli ultimi anni, su livelli preoccupanti".
L'industria molitoria italiana a frumento duro, ricorda Italmopa, trasforma annualmente circa 6 milioni di tonnellate di frumento duro per la produzione di semole destinate essenzialmente alla produzione di pasta ma anche alla produzione di pane, ad uso domestico o all'esportazione.
"Un'industria che, da sempre, trasforma le migliori varietà di frumento, a prescindere dalla loro origine, per produrre semole rispondenti alle esigenze dei pastai italiani e dei consumatori" precisa la nota Italmopa.
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