I piovosi mesi di maggio e giugno hanno inflitto una perdita ai raccolti di grano di almeno il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dalla stima della Coldiretti. Intanto i prezzi del grano sono veramente bassi e spesso non coprono i costi di produzione.

 

E i danni peggiori - secondo la Cia - Agricoltori Italiani - sono localizzati in Puglia, il granaio d'Italia: dove i cali delle rese per ettaro per il grano duro rispetto alle medie degli ultimi anni sono compresi tra il 20 ed il 40%, con picchi del 30% nel subappennino dauno e del 60% tra Bari e Altamura. In questa regione, cuore pulsante della cerealicoltura del Mezzogiorno, proprio la Cia oggi ha promosso una manifestazione di piazza a Foggia, per chiedere al Governo di assumere un impegno serio per il grano duro italiano.

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Il rischio concreto - sottolinea Coldiretti, in una nota di qualche giorno fa - è che il raccolto di grano duro nazionale possa scivolare a poco più di 3,7 milioni di tonnellate - quando fino a giugno era previsto un raccolto da 4 milioni di tonnellate - mentre quello di grano tenero rischia di attestarsi sotto i 2,7 milioni di tonnellate. Un risultato negativo, nonostante i dati sulle superfici coltivate vedono il grano tenero a poco più di 572mila ettari (+6,2% rispetto allo scorso anno), mentre per il grano duro - precisa la Coldiretti - i terreni coltivati sono fermi a quasi 1,22 milioni di ettari (-1,6% rispetto al 2022).

 

Di fatto l'andamento climatico dell'ultimo periodo ha ridotto il potenziale produttivo delle coltivazioni più diffuse in Italia con l'alluvione che è costata solo all'Emilia Romagna un taglio della produzione di grano tenero tra il 12 e il 15%, secondo il monitoraggio di Coldiretti e Cai, Consorzi Agrari d'Italia.

 

A questa situazione di fatto, che comporta già da sola cali di redditto per ettaro importanti, si aggiunge il dato del mercato: al di là degli incrementi degli ultimi giorni nelle Borse merci di Altamura e Bari, in ripresa di 10 euro alla tonnellata e Foggia +50 euro a tonnellata sul grano duro, e che AgroNotizie® analizzerà compiutamente domani, si presentano prezzi all'origine che in molti casi per il frumento tenero scendono anche sotto i 300 euro alla tonnellata. Mentre il grano duro fino pastificabile a stento si tiene intorno ai 330 euro alla tonnellata, con rari picchi sopra i 350 euro. Una situazione che sta iniziando a scaldare gli animi.

 

Coldiretti: "Subito la Cun"

"Occorre garantire che le importazioni di prodotti da Paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee - afferma la Coldiretti in una nota - bisogna ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova Legge di Contrasto alle Pratiche Sleali".

 

"È necessario riattivare da subito - conclude Coldiretti - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali".

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Cia: "Si manifesta innanzi alla Borsa Merci"

Intanto ben 500mila consumatori chiedono a gran voce un impegno serio al Governo a tutela del grano italiano. Sono i firmatari della petizione di Cia - Agricoltori Italiani, avviata il 14 aprile 2023, a sostegno del grano duro italiano e di una produzione di qualità, alla base di un prodotto di eccellenza del made in Italy come la pasta. Il documento, oltre ad essere stato sottoscritto da più di 500mila consumatori, è stato approvato con appositi ordini del giorno da 23 comuni pugliesi. È sulla scia di questa petizione che Cia oggi è in piazza a Foggia dinanzi alla Camera di Commercio del capolugo della Daunia con una forte piattaforma rivendicativa.

 

Si manifesta per dire "no alle speculazioni commerciali" sulla pelle dei produttori e dei consumatori. E l'Organizzazione agricola intende sollecitare il Governo su chi "spaccia grano estero piazzandolo come italiano", sull'arrivo indiscriminato sul territorio italiano di grani stranieri, ma anche su chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione ai cerealicoltori italiani, mentre si paga a caro prezzo il grano estero.

Cia - Agricoltori Italiani richiede invece maggiori controlli sull'etichettatura; la definitiva istituzione della Commissione Unica Nazionale del Grano Duro per una maggiore trasparenza dei prezzi ed un potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria. Cia promuove anche il Registro Telematico dei Cereali con avvio immediato.

 

"Il Governo, se vuole mantenere realmente la nostra sovranità alimentare, deve prendere seriamente atto di quello che sta accadendo e deve prendere in considerazione le nostre proposte" sottolinea Gennaro Sicolo, presidente Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia - Agricoltori Italiani, che oggi, 12 luglio 2023, a Foggia ha portato davanti alla sede della Camera di Commercio i cerealicoltori di tutta la Puglia.

 

All'orizzonte però si intravedono altre nubi: la siccità in Nord America, Nord Africa e Spagna potrebbe portare ad una fiammata dei prezzi, tale da far passare in secondo piano i problemi strutturali del mercato dei cereali in Italia e non sarebbe una buona notizia.

 

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