La Regione Sardegna teme che presto si potranno indicare nelle etichette dei vini comuni italiani i vitigni sardi, con il rischio di creare atti di confusione tra questi prodotti e i vini Doc e Igt della Sardegna.
Non a caso, già da alcuni giorni l'assessora dell'Agricoltura della Regione Sardegna, Gabriella Murgia, ha chiesto alla ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova un "confronto immediato per tutelare il Cannonau e gli altri vini sardi Dop dalle nuove disposizioni dell'Unione europea che rischiano di danneggiare un comparto fondamentale per l'economia dell'Isola" riportando le "forti preoccupazioni da parte degli operatori del settore vitivinicolo, che condivido e delle quali mi faccio interprete".

L'assessora fa presente all'esponente del Governo "l'ampio dibattito che si sta sviluppando in merito alle possibili iniziative di disposizioni nazionali come conseguenza del regolamento delegato Ue 33 del 2019 che integra il regolamento 1308 del 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le domande di protezione delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e delle menzioni tradizionali nel settore vitivinicolo, la procedura di opposizione, le restrizioni dell'uso, le modifiche del disciplinare di produzione, la cancellazione della protezione nonché l'etichettatura e la presentazione".
Con il rischio di "possibili negative conseguenze" per diverse Dop della Sardegna: Cannonau di Sardegna, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari, Giro di Cagliari, Sardegna Semidano.

L'esponente della Giunta sarda evidenzia quindi "l'esigenza di contemperare i principi delineati nella richiamata regolamentazione comunitaria con le altrettanto fondamentali esigenze di proseguire nella tutela e nella protezione di quelle denominazioni che sono intimamente correlate a determinati territori, tradizioni e cultura, quale in modo particolare quella del Cannonau, che ritengo non possa essere né messa in discussione e tantomeno dispersa dopo sforzi e sacrifici degli operatori interessati".

"Le chiedo pertanto – conclude Gabriella Murgia – di poterci confrontare quanto prima sul tema, sia dal punto di vista politico che anche da quello più strettamente di competenza delle rispettive strutture operative".


Regolamento delegato Ue 33/2019, innova o no?

La pietra dello scandalo è rappresentata dall'articolo 50 del regolamento delegato Ue 33 del 2019, che in chiaro come non mai recita al paragrafo 2 "il prodotto vitivinicolo che non reca una denominazione di origine protetta o una indicazione geografica protetta ma che reca in etichetta l'indicazione della varietà di uve da vino è certificato conformemente all'articolo 12 del regolamento di esecuzione (Ue) 2018/274".

Apparentemente è una novità quella dell'articolo 50 del regolamento delegato Ue 33/2019, in realtà la possibilità di utilizzare il nome del vitigno in etichetta di un vino comune esiste già e proprio in forza del previgente articolo 12 del regolamento di esecuzione (Ue) 2018 /274, richiamato dall'articolo 50.

Ma l'articolo 12 del Regolamento (Ue) 2018/274 circoscrive la possibilità di utilizzo del nome del vitigno in etichetta, quale indicazione facoltativa ai sensi dell'articolo 12 del Regolamento 1308/2013, come "un'autorizzazione dalle autorità competenti degli Stati membri per certificare l'origine o la provenienza, le caratteristiche, l'annata o le varietà di uve da vino".

In pratica, secondo questa ultima norma, sull'etichetta della bottiglia di vino comune - quale indicazione facoltativa – è possibile utilizzare l'annata oppure il nome del vitigno, ma non le due indicazioni insieme, per evitare confusione con i vini a denominazione o a indicazione geografica contenenti il nome del vitigno.

Il problema è che più in generale il regolamento delegato Ue 33/2019 integra proprio le norme del Regolamento 1308/2013 e il tenore letterale imperativo dell'articolo 50 sembrerebbe addirittura travalicare il preciso limite all'utilizzo del nome del vitigno in etichetta posto dal Regolamento di esecuzione (Ue) 2018/274.


Coldiretti Sardegna "norma assurda"

Non a caso Coldiretti Sardegna bolla "come assurda e da rispedire immediatamente al mittente, attraverso una presa di posizione forte e collettiva guidata dalla Regione Sardegna, la norma europea che rischia di liberalizzare l'uso del nome dei vitigni e quindi di poter vedere nelle etichette di altri vini italiani il nome di alcuni vitigni tipici sardi, in primis il Cannonau, simbolo della nostra viticoltura, ma anche del Nuragus, Nasco, Semidano e Girò".

"Questa battaglia ci deve vedere tutti in prima linea ed uniti – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -, sarebbe una sconfitta non solo della viticoltura ma di tutta la Sardegna vedere i nomi dei nostri vitigni storici in etichette di vini non sardi. Ci appelliamo alla Regione affinché faccia tutti i passaggi formali del caso e batta i pugni nel tavolo in difesa della nostra distintività consapevole che non si troverà da sola che avrà il sostegno sicuramente di tutta la Coldiretti e siamo certi di tutto il popolo sardo".

"E' una norma che va bocciata e rispedita al mittente – continua il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba il vino e territorio ed è giusto che l'utilizzo dei nomi sia appropriato alla terra di provenienza storica".