Il tavolo di trattativa del pomodoro da industria nel bacino Centro Sud, composto dalla delegazione dell'Anicav, Associazione nazionale industria conserve alimentari vegetali, in rappresentanza dell'industria di trasformazione, e da una delegazione delle Organizzazioni dei produttori del Centro Sud allo stato dei fatti non ha ancora raggiunto un accordo sul prezzo per la campagna ormai alle porte e le posizioni appaiono al momento ancora abbastanza distanti.

E se Anicav senza mezzi termini annuncia con una nota stampa che "Salta il tavolo di trattativa per la contrattazione del pomodoro da industria nel bacino Centro Sud" perché i prezzi proposti sono "irricevibili", da parte delle Op del Centro Sud arriva una piccata reazione "Quanto affermato non è esatto" perché le Op restano "sempre e comunque disponibili ad ogni confronto".

Sullo sfondo, l'oggettiva situazione di difficoltà dei coltivatori di pomodoro in provincia di Foggia, a causa della siccità e della carenza di manodopera stagionale, e i timori - pure espressi con molta cautela - dalle Op di un tentativo da parte degli industriali di aggirare l'accordo di filiera. Da parte di Anicav si brandisce una velata accusa: l'esistenza di "zone grigie" tra le aziende agricole, con costi non proprio trasparenti, pronte a lucrare oltre misura su eventuali aumenti di prezzo considerevoli.

Lame incrociate e tensione fino allo spasimo insomma: e ora tutto sembra definitivamente rimesso nelle mani della capacità di mediazione dell'Organismo interprofessionale Pomodoro da industria del bacino produttivo del Centro Sud Italia, al quale le Op Pomodoro del Centro Sud chiedono una convocazione immediata.
 

Anicav, prezzi proposti irricevibili

"La rappresentanza agricola, dopo innumerevoli inviti di parte industriale, è arrivata al tavolo con una proposta che prevede prezzi di riferimento superiori del 40% rispetto a quelli della campagna 2019. Si è parlato, infatti, di 130 euro/tonnellata per il pomodoro tondo e 140 euro/tonnellata per il pomodoro lungo contro i 95 e 105 euro/tonnellata dell'anno passato" sostiene Anicav nella nota diffusa alla stampa. Circostanza non smentita dalla nota diffusa invece dalla Op agricole del Centro Sud.

La nota Anicav poi sottolinea come, a fronte dei prezzi richiesti dalle Op del Sud "nel bacino del Nord - dove è stato contrattato un prezzo di 88 euro/tonnellata – l'incremento rispetto al 2019 è stato di circa il 2% e gli altri paesi nostri competitor a livello mondiale hanno definito prezzi mediamente in linea o con lievi aumenti rispetto alla campagna precedente".

I prezzi formulati dalle Op sono così una "richiesta irricevibile" per gli industriali che, nel corso dell'ultimo Consiglio generale Anicav, all'unanimità "hanno stigmatizzato questa strumentale posizione della parte agricola evidenziando che le aziende del bacino centro meridionale hanno sempre pagato il pomodoro circa il 10% in più rispetto al Nord e, quindi, un aumento ulteriore di questo differenziale potrebbe, già nell'immediato, creare grosse difficoltà alle imprese minacciando seriamente di distruggere, nel medio-lungo periodo, la filiera del pomodoro da industria nel CentroSud Italia".

"Prendiamo atto, con grande rammarico, di una manifesta e incomprensibile rigidità della parte agricola – dichiarano gli industriali di Anicav operanti nel bacino Centro Sud – Tale posizione non giova né all'industria né tantomeno al mondo agricolo, ma contribuirà soltanto a favorire quella zona grigia da cui derivano gravi ripercussioni sull'intera filiera del pomodoro. Bisognerà lavorare, all'interno dell'Interprofessione, per studiare quali inefficienze renderebbero più onerosa la coltivazione del pomodoro da industria al Sud attraverso una attenta e condivisa analisi del costo colturale".

"Pur comprendendo le peculiarità del mondo agricolo del bacino del Centro Sud - spiegano gli industriali conservieri - che andrebbero a giustificare, come già avvenuto negli anni passati, un prezzo più alto rispetto al Nord, sia per le caratteristiche del prodotto conferito sia per il differente sistema di raccolta, non è possibile chiedere un importo che sia pari quasi al doppio di quello contrattato nel bacino Nord, tenendo presente che il prezzo pagato in Italia è già da sempre il più alto al mondo". "Il nostro auspicio - conclude la nota - è che la parte agricola riveda la propria posizione al fine di consentire una seria ripresa del dialogo".
 

Op Pomodoro Centro Sud, aperti al dialogo e Oi convochi le parti ad horas

"Resta ferma e convinta la richiesta agricola di rivedere in modo concreto e definitivo il prezzo da riconoscere ad un prodotto, il pomodoro, che oltre a rappresentare lavoro e sostentamento per migliaia di aziende agricole, costituisce prodotto base per il lavoro di migliaia e migliaia di addetti dell'indotto agroalimentare" esordisce una nota inviata dalle Op Pomodoro del Centro Sud.

"Ma ancor di più costituisce elemento identitario di una intera area macroeconomica del paese. La richiesta delle Organizzazioni Pomodoro verte innanzitutto a ridare dignità ad un prodotto tipico che sta progressivamente ed impietosamente scivolando verso la confusione di un anonimato globalizzante – si sottolinea inoltre nella nota.

Ma motivi che giustifichino un incremento di prezzo del 40% sulla passata campagna sono anche altre e le Op del Pomodoro così le esprimono: "la difficoltà di approvvigionamento idrico sul bacino foggiano e la difficoltà generalizzata a procurarsi manodopera bracciantile, prospettano una lievitazione dei costi e plausibili difficoltà agronomiche/produttive. Quanto innanzi costringe le rappresentanze del pomodoro a non recedere da legittime posizioni espresse tese a garantire ai propri associati proporzionati risultati economici".

A questo punto la nota delle Op del Pomodoro del Centro Sud commenta il comunicato Anicav e adombra il timore che siano gli industriali a non volere un accordo di filiera: "Si legge con stupore, da notizie di stampa a firma Anicav, della rottura del tavolo di trattativa per mano delle Op agricole. Quanto affermato non è esatto, salvo, e respinto qui il sospetto da parte delle Op, che non possa essere invece strategia industriale quella di avviarsi a trattative dirette e ad personam, scavalcando le rappresentanze agricole".

"Altresì si legge di una non meglio definita zona grigia all' interno del comparto, invitando l'Organismo interprofessionale a procedere ad uno studio mirato all'analisi dei costi agricoli – afferma la nota, dove si conclude sottolineando come - Le Op, che restano sempre e comunque disponibili ad ogni confronto perché offrano opportunità di chiarificazione, invitano vieppiù l'Organismo interprofessionale a convocare ad horas le parti perché sia occasione per fare chiarezza su quali siano le adombrate zone grigie".