I raccolti sono a rischio. Potrebbero rimanere lì dove sono, e non arrivare sulle nostre tavole, soprattutto non riempire gli scaffali dei supermercati. Lasciando un vuoto sia fisico che psichico nella percezione che questo potrebbe avere sulle persone, ormai da oltre un mese in quarantena.
Oppure qualcosa, forse una metà del totale, si potrebbe provare a salvarla con l'aiuto di parenti (fino al sesto grado) e amici 'per un giorno al lavoro', facendo a turno, per esempio con chi si trova a casa e non può lavorare perché questa emergenza lo ha portato in cassa integrazione. Un'apertura del Governo ritenuta quasi 'romantica', che riporta il lavoro nei campi a vecchi tempi e alla rinascita di antiche tradizioni.
Tutte braccia che potrebbero essere 'pagate' regolarmente con i voucher. Se soltanto fosse possibile, dice un pezzo di opposizione che chiedeva modifiche in questo senso al decreto Cura Italia. Modifiche non apprezzate dal Governo. Neanche a parlarne di aumentare il precariato e approfittare di un'emergenza sanitaria sulle spalle dei diritti dei lavoratori, risponde infatti un pezzo di maggioranza sulla scia dell'onda sollevata dalla contrarietà dei sindacati, Cgil in testa insieme con Cisl e Uil (e i sindacati di categoria dell'agroalimentare Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil), che bollano questa opzione come una "modalità inopportuna" in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.
Alle nostre campagne mancano infatti almeno 200mila lavoratori. E proprio ora, che è giunta la stagione della raccolta per frutta e ortaggi, la filiera alimentare rischia di pagare un prezzo altissimo. Un prezzo, avvertono in molti, che chi ha lavorato per rifornire il paese, riuscendo a tenerlo in piedi, e riempiendo quegli 'scaffali' ora in pericolo, non merita di dover pagare. In queste condizioni potrebbe marcire sui terreni il 50% del potenziale raccolto.
Le associazioni, da Coldiretti a Confagricoltura, pensano a soluzioni innovative, tra cui i voucher oltre a una 'vera' semplificazione e facilitazione nelle assunzioni. I voucher - spiega la Coldiretti - non dovrebbero essere soggetti a "nessuna posizione ideologica. Servono subito all'Italia per continuare a garantire le forniture alimentari e per non far marcire i raccolti nei campi. Opporsi significa assumersi la responsabilità degli effetti che questo potrebbe produrre", come far mancare i prodotti alimentari nei supermercati e allo stesso tempo far perdere fonti di reddito a categorie che sono state particolarmente colpite in questo periodo.
Forza Italia, insieme con il resto del centro-destra, è stata in questo dibattito pubblico una forte sostenitrice dei voucher, presentando diversi emendamenti al decreto Cura Italia per inserirli temporaneamente e consentire ad alcuni settori di superare questo periodo di emergenza: "Un grave errore, frutto di una visione miope, bocciare da parte della maggioranza l'emendamento per la reintroduzione dei voucher in agricoltura. Una decisione che rischia di mettere in ginocchio la filiera alimentare del nostro paese", dicono i deputati e senatori azzurri.
Ma la Cgil è netta sul suo 'no' ai voucher in agricoltura, perché - spiega insieme con le altre sigle sindacali - "mortifica i diritti dei lavoratori e risulterebbe essere in contraddizione con ciò che si sta verificando a valle della filiera" dove si sono raggiunti "importanti accordi in applicazione del Protocollo sulla sicurezza"; e inoltre i voucher sono "uno strumento che precarizza il lavoro e che risulta anche essere improprio", in quanto il loro utilizzo è "previsto per il solo lavoro accessorio e non per il lavoro ordinario".
Un pezzo di maggioranza, come quella che fa capo a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana dentro il Gruppo LeU, trova incomprensibile il ritorno dei voucher che vengono letti come una riduzione delle garanzie: "Mi riesce difficile comprendere la ragione per cui debbano essere reintrodotti i voucher in agricoltura. Uno strumento che negli anni ha alimentato lavoro nero e caporalato. Sempre il vecchio vizio di far pagare la crisi ai più deboli".
In mezzo alcune posizioni, di partito o personali. Come quella di Italia viva che fa parte della maggioranza di Governo e ha tra le sue fila la ministra competente (la ministra Teresa Bellanova). E come quella del sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta: il problema della manodopera agricola è "chiaro che diventerà un problema nelle prossime settimane, dovremmo trovare forme di facilitazione per l'utilizzo del personale. Sono convinto anch'io che i voucher erano e sarebbero stati utili in questo momento. Bisogna trovare una forma analoga".
Per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in questo momento di emergenza nazionale è però anche importante aprire il più possibile il mercato alle opportunità di lavoro per gli italiani che rischiano il duro impatto occupazionale della crisi economica da coronavirus; per questo è "ora necessaria subito una radicale semplificazione del voucher 'agricolo' che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne. Il momento attuale rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull'economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l'occupazione e l'emersione" del lavoro nero.
Mentre l'Alleanza delle cooperative agroalimentari (Alleanza coop) lancia un appello richiamando tutti alle proprie responsabilità e chiedendo alternative al semplice 'no' ai voucher: "Non abbiamo più tempo, rischiamo che già dalle prossime settimane non arrivi il prodotto sugli scaffali. Avevamo indicato nella maggiore flessibilità del sistema dei voucher una possibile soluzione; abbiamo chiesto ripetutamente che forze lavoro di comparti attualmente fermi possano svolgere lavori stagionali di raccolta, come anche abbiamo fatto ripetuti appelli per dare la possibilità di lavorare anche ai percettori di reddito di cittadinanza, senza che venga tolto il sussidio. A quanti si oppongono ad una rivisitazione dei voucher chiediamo di indicarci quali siano le proposte alternative. Ci diano soluzioni possibili e in tempi rapidi: in caso contrario, saranno loro ad assumersi la responsabilità morale e sociale degli scenari che potrebbero verificarsi".
Anche la Cia-agricoltori italiani si schiera, anche se col freno tirato, in difesa dei voucher, e comunque di soluzioni alla mancanza di lavoratori nei campi; ogni proposta è buona se ha come obiettivo l'incremento dei lavoratori del settore agricolo, dai voucher al reddito di cittadinanza: "Non c'è dubbio che ha ragione la ministra Bellanova quando dice che siamo noi ad avere bisogno degli immigrati. Ma in questo momento per i limiti alla mobilità imposti dall'epidemia di coronavirus abbiamo una grossa carenza di lavoratori stranieri. E allora cominciamo a regolarizzare quelli che già stanno da noi, velocizzando e semplificando le procedure senza che ci siano troppi intralci burocratici e prorogando il permesso di soggiorno. E cominciamo a utilizzare anche gli italiani che sono economicamente in difficoltà, penso a chi è disoccupato o in cassa integrazione. Per un po' si è parlato del ritorno ai voucher ma direi che questo argomento ha fatto ormai il suo tempo, data l'avversione violenta del sindacato".
Il punto al dibattito forse lo ha messo la ministra Bellanova, senza riuscire però a essere incisiva sulle norme che il decreto Cura Italia non ha abbracciato: "Si litiga voucher sì, voucher no. Dobbiamo fare ciò che è utile per non precarizzare ancora il lavoro ma non dobbiamo lasciare frutta nei campi o latte nelle stalle". Tra la regolarizzazione e il lavoro agli immigrati, Bellanova riflette su un concetto chiaro: "O c'è lo Stato a governare questi processi, oppure ci sono le mafie. Ora dobbiamo reperire altre risorse e soprattutto far ripartire l'economia. Ai lavoratori e imprenditori della filiera agricola e alimentare diciamo di andare a lavorare perché dobbiamo rimanere in piedi, con un pezzo di normalità".
Ora però è tempo di decisioni. Ma di fronte al dibattito politico, che ha bisogno dei suoi tempi, è necessario ricordare che la natura non aspetta, e che mentre si discute sugli strumenti, i meccanismi, e le risorse, si trovano sempre più in pericolo i raccolti 'sbocciati' e i campi da seminare. Frutta e verdura che rischia di marcire, ciliegie che potrebbero rimanere ad arrossire sui rami, e grano e pomodori che rischiano di non vedersi fiorire.