L'emergenza dovuta al Covid-19 potrebbe portare nelle prossime settimane anche ad una carenza di manodopera agricola, soprattutto stagionale.

Una problematica non indifferente, già sollevata da alcuni, che è stata sottolineata nei giorni scorsi dalla ministra Teresa Bellanova durante una intervista su Radio 24.

Attualmente, ha dichiarato la ministra, l'approvvigionamento della filiera alimentare è effettuato regolarmente e garantito grazie a "persone umili e normali che stanno facendo uno sforzo straordinario".

La mancanza di stagionali, molti provenienti da altri paesi, sarebbe critica però nelle prossime settimane in cui la produzione ortofrutticola sarà maggiore e rappresenterebbe un grandissimo problema sia per le imprese che per la funzionalità di tutta la filiera agroalimentare.

Per questo per la ministra Bellanova è fondamentale iniziare da subito una mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo, per poter sapere quante persone servono, dove e quando.

Un punto questo della mappatura e della calendarizzazione della necessità di manodopera che è anche alla base del piano triennale per il contrasto al caporalato proposto dalla ministra e su cui sta lavorando assieme ai ministri dell'Interno e del Lavoro.

E intanto la Commissione Ue ha pubblicato le nuove linee guida (leggi questo articolo per saperne di più) per consentire ai cosiddetti 'lavoratori mobili' all'interno dei confini comunitari di raggiungere il loro posto di lavoro. E tra questi ci sono anche i lavoratori stagionali agricoli.

Ma la ministra Teresa Bellanova nel corso di questa intervista ha voluto sollevare anche un'altra questione strettamente legata al problema del caporalato, quella dell'attuale situazione sanitaria nei cosiddetti accampamenti informali, cioè le baraccopoli dove vivono i lavoratori stranieri che lavorano in nero nelle campagne.

Una situazione che oltre ad essere vergognosa di per sé ora costituisce anche un problema sanitario oltre che sociale, con centinaia di persone che non lavorano, non mangiano, non possono uscire.

Una situazione di cui la ministra ha detto che dobbiamo farci carico per una questione sociale e umana, oltre che di sicurezza sanitaria.