Una constatazione avvenuta dopo aver preso visione degli indennizzi dati dalla regione alle aziende agricole di tutte le associazioni di categoria, a seguito della lunga siccità verificatasi due anni fa.
Allora le domande di indennizzo inoltrate e ammesse a risarcimento furono circa 2.500, da parte degli agricoli umbri che avevano subìto perdite di prodotto e reddito, e poco meno di 250 quelle respinte.
Ma la spesa totale sostenuta per gli indennizzi è stata di 541.163 euro pari solamente all'1,5% dei danni conteggiati dalle aziende agricole, che ammontavano in totale a circa 35 milioni di euro di richiesta di risarcimento.
Una situazione che l'associazione di categoria ha definito grottesca e imbarazzante, portando come esempio i casi di un'azienda di Campello sul Clitunno, con una richiesta di danni di 14.600 euro e che si è vista riconoscere un indennizzo di 228 euro, o un'altra di Perugia che a fronte dei 116.218,664 euro di danni stimati si è vista recapitare poco più di 1.800 euro.
Non è andata meglio nemmeno a chi ha chiesto risarcimenti più bassi come una azienda di Spoleto che a fronte di una richiesta di danni di 2.354 euro si è vista indennizzare 36,65 euro, una cifra tra l'altro addirittura inferiore alla spesa sostenuta per inoltrare la domanda, pari a 50 euro.
Per il presidente della Cia Umbria Matteo Bartolini è il caso di chiedersi se vale davvero la pena affrontare tutte le procedure per richiedere lo stato di calamità naturale, poi attendere due anni per i risarcimenti e vedersi accordare dei risarcimenti che "hanno del carnevalesco".
Risarcimenti che per il presidente della Cia Umbria fanno male non solo ai bilanci aziendali, ma anche alla dignità degli stessi agricoltori.
"Chiediamo – ha concluso Bartolini – che la regione Umbria assieme alle associazioni reclami più garanzie dal governo e un adeguato finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, anche a seguito dei danni causati dal maltempo negli ultimi mesi e per i quali è stato convocato di recente anche il Tavolo verde regionale, prima di dichiarare lo stato di calamità naturale, presentare le domande delle aziende agricole, ed evitare a monte oltre al danno anche la beffa".
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Fonte: Cia Umbria