Il povero Dante metteva gli iracondi nel purgatorio, avvolti da un fumo nero e denso che li accecava, a contrappasso dell'ira che gli ottenebrava la ragione in vita. A veder certe cose a noi prende l'ira, ma siam convinti di non essere ciechi.

Assolto il "detto questo", l'antefatto è: siamo stati a fare un giro in Basilicata, in un'area, quella di Rotondella, che nel recente passato ha visto le sue migliori fortune legate alla coltivazione dell'albicocco. La stagione commerciale quest'anno è pessima, peraltro condizionata da eventi meteorologici esiziali.

La campagna qui è ben tenuta, il paesaggio gradevolissimo, le piantagioni ordinate: vi sono quindi ottimi agricoltori. E parlando con questi abbiamo scoperto che a fronte di un mercato disastroso i prezzi per esempio pagati dall'industria ammontano dai 2 agli 8 centesimi per kg.

Questa è una vera e propria vergogna, di certo non solo limitata a quest'area. Teniamo a mente che il costo di produzione di una drupacea è da considerare fra i 30 e i 36 cent al kg. E teniamo presente che se per esempio vado al supermercato e compro una marmellata difficilmente posso andare al di sotto degli 8 euro per kg.

La domanda è: conoscete qualche settore in cui la materia prima costa cento (lo scrivo anche in cifre: 100) volte in meno del prodotto finito? Mi vien poi in mente: quando questi agricoltori chiuderanno i battenti che fine farà il celebrato food made in Italy? E il bel paesaggio a base dell'immagine e della economia del paese? Attendo risposte e torno in mezzo al fumo nero.