Dopo 20 anni dall'inizio delle trattative (30 giugno 1999), è stato raggiunto un accordo di libero scambio tra Unione europea e Paesi del Mercosur, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (il Venezuela, nel caso, è temporaneamente escluso).
Ora l'intesa dovrà essere ratificata dal Parlamento europeo e dai singoli parlamenti, con il ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che alla vigilia ammoniva: "L'accordo tra Ue e Paesi del Mercosur non dovrà andare contro gli interessi del nostro Paese. Non possiamo permettere che anche un solo agricoltore italiano venga penalizzato". 
E che nel giorno dell'accordo ribadisce: "Non lo permetteremo".

Il mondo agricolo italiano, in effetti, è piuttosto scettico. È vero che si viene a creare con l'accordo un mercato potenziale di 780 milioni di consumatori e che l'Unione europea si vedrà togliere dazi per complessivi quattro miliardi di euro. La bilancia commerciale complessiva degli scambi Ue-Mercosur vede esportazioni dall'Europa per 45 miliardi di euro, contro 43 miliardi di import.
Tuttavia, le elaborazioni della Cia-Agricoltori Italiani, pongono l'attenzione sul rapporto commerciale tra Italia e Mercosur, in ambito agroalimentare. In questo caso il piatto è fortemente sbilanciato a vantaggio dell'area Sudamericana: 1,91 miliardi di euro di import contro 266,3 milioni di export.

Coldiretti non dimentica "il più grande scandalo mondiale sulla carne avariata che ha coinvolto il Paese Sudamericano". Quello che preoccupa Palazzo Rospigliosi, fra gli altri allarmi, "è il via libera all''ingresso nei confini europei di un contingente agevolato di 99mila tonnellate di carne bovina, ma anche un quantitativo di 90mila tonnellate di pollame, con gravi preoccupazioni per l'aspetto sanitario. Il manzo refrigerato e il pollame dal Brasile si sono classificati, per i casi di Escherichia Coli-Shigatoxin, nella top ten dei cibi più pericolosi per il numero di allarmi alimentari, che hanno fatto scattare in Italia nel 2018, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati RASSF".

Inoltre, rincara Coldiretti, "in Brasile dall'inizio dell'anno sono stati approvati ulteriori 211 agrofarmaci molti dei quali sono vietati in Europa".
Accanto ai rischi alimentari ci sarebbero condizioni di sfruttamento del lavoro minorile incompatibili con le normative comunitarie e nazionali.

Poi vi sono altri due elementi che fanno scattare l'allerta, denuncia Coldiretti.
Il primo: "I Paesi del Mercosur – sottolinea Coldiretti – hanno chiesto concessioni nel settore dello zucchero, che potrebbero aumentare le difficoltà della produzione comunitaria. Lo stesso discorso vale per il riso e per gli agrumi, per i quali si temono problemi fitosanitari dai prodotti provenienti dagli stati sudamericani contaminati da Black-spot o Macchia nera, una malattia non presente in Europa, dove rischia così di diffondersi con effetti disastrosi".

Il secondo: "Nel negoziato - denuncia la Coldiretti - è tutelato meno del 10% delle specialità made in Italy con un via libera di fatto ai prodotti del made in Italy taroccato particolarmente fiorente su quei mercati".

Intanto, la Cia-Agricoltori Italiani, seppure guardi "da sempre con favore agli accordi commerciali internazionali", sottolinea che "il settore agroalimentare rischia di essere penalizzato in favore di comparti come il farmaceutico e l'automotive, rilevanti soprattutto per il mercato tedesco e si augura una particolare attenzione a sostegno dei prodotti in cui gioca, invece, in posizione offensiva: vini, prosecco, prodotti agricoli trasformati lattiero-caseari e Ig di alta qualità".

Lapidario Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, alla vigilia del summit internazionale che è sfociato nel raggiungimento dell'intesa, aveva tuonato: "Non ci sono le condizioni per chiudere l'accordo commerciale tra l'Unione europea e il Mercosur. La Commissione ha già fatto concessioni rischiose per la stabilità di alcune produzioni zootecniche (carni bovine e pollame), per lo zucchero ed il riso".

Successivamente, Giansanti si è addentrato negli aspetti di due settori strategici per l'agricoltura italiana: vino e olio. "L'abbattimento dei dazi avverrebbe immediatamente per le merci provenienti dal Sudamerica, mentre per vino e olio l'apertura sarebbe diluita nell'arco di 10 anni. Una disparità assolutamente ingiustificata".

Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari italiane, pone l'accento sul rischio contraffazioni nell'ambito vinicolo, dove la forte emigrazione italiana dei secoli scorsi ha già portato a utilizzare nomi italiani per prodotti sudamericani. Regole comuni potrebbero evitare "fenomeni di concorrenza sleale in caso di export verso il Centro e Nord America".

Franco Verrascina, presidente di Copagri, auspica che i prodotti agroalimentari non siano "merce di scambio per automotive e farmaceutica. Anche se con tale accordo si mira a eliminare pesanti dazi per l'export di una lunga serie di produzioni agroalimentari comunitarie, quali ad esempio i prodotti lattiero caseari, che attualmente scontano barriere tariffarie del 28%, e i vini, per i quali le barriere tariffarie si attestano al 20%, è a nostro avviso necessario prestare particolare attenzione a eventuali nuove concessioni commerciali e valutare le condizioni imposte all'import di prodotti agricoli, con particolare riferimento alle barriere tariffarie e non".