Mentre i prezzi del grano duro continuano a lievitare, sia sui mercati all'origine che su quelli all'ingrosso, si allunga l'attesa per conoscere dai ministeri responsabili - Politiche agricole e Sviluppo economico - quale sarà la sede della Commissione unica nazionale per il grano duro in seno alla Borsa merci telematica italiana, strumento di riferimento nazionale che dovrebbe operare al fine di formulare, in modo regolamentato e trasparente, i prezzi indicativi e la relativa tendenza di mercato e assicurare la trasparenza del processo di formazione dei listini. Mentre cresce l'esigenza di una Cun funzionante per il cereale pastificabile, anche per poter affinare e meglio regolamentare i contratti di filiera.
 

Cun Grano duro, dalla legge del 2015 ad oggi

Le Cun - secondo quanto disposto dalla Legge 2 luglio 2015, n 91 e dal Decreto interministeriale 31 marzo 2017, n 72 recante disposizioni regolamentari concernenti l'istituzione e le sedi delle Cun per le filiere maggiormente rappresentative del sistema agricolo-alimentare - sono costituite da designati dalle organizzazioni professionali e dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore.

La Cun per il grano duro era stata proposta il 20 luglio 2016 dall'allora ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, nel quadro dei provvedimenti sulla filiera del frumento pastificabile assunti al seguito dei clamorosi ribassi del mercato di quell'estate. Successivamente a porre la candidatura è Foggia, sede della principale Borsa merci dove è trattato il grano duro fino nazionale all'ingrosso destinato ai molini produttori di semola per i pastifici. E la Puglia, con i porti di Bari e Manfredonia, è anche al centro dei traffici di grano d'importazione. Ma il tempo passa e si perdono le tracce di questa iniziativa.
 

I cerealisti vogliono la Cun unica cereali

“Il trasferimento della sede della Borsa del grano di Milano da Buccinasco al Palazzo degli Affari del mercato agroalimentare è senza dubbio una notizia positiva perché valorizza un settore strategico per l'economia nazionale. Contemporaneamente sottolineiamo che si è persa un'importante occasione per unificare le due maggiori borse nazionali, quella milanese, appunto, e quella di Bologna". Lo ha affermato qualche giorno fa l'Associazione nazionale cerealisti che movimenta ogni anno 20 milioni di tonnellate di cereali in import, con 44 associati e 9 miliardi annui di volume d'affari.

 “E' con grande rammarico – dice Carlo Licciardi, presidente Anacer – che prendiamo però atto di come si sia persa un'importante occasione per unificare le Borse merci di Milano e Bologna. Da parte nostra abbiamo già detto in più occasioni che auspichiamo una ricongiunzione di quante più Borse possibili per arrivare a creare un'unica Borsa merci rappresentativa del mercato italiano. Il sistema ha bisogno di essere consolidato, per rendere le Borse più frequentate e risolvere al tempo stesso il problema della sede della Commissione unica cereali".
 

Cia Foggia, Cun grano duro importante anche per i contratti di filiera

Insomma, non solo della Cun grano duro a Foggia non si parla più, ma appare sempre più evidente il tentativo di concentrare tutto in una sola Commissione unica per i cereali. Intanto a Foggia domani si insedia la nuova Commissione della Borsa merci: "Auspico che questo ricambio in seno alla Camera di commercio favorisca l'avvicinarsi della Cun grano duro a Foggia – dice ad AgroNotizie Michele Ferrandino, presidente della Cia Foggia e della Cooperativa Beccarini, che associa 120 imprese agricole e commercializza circa 60mila quintali di grano duro l'anno. "Come Cia siamo stati i primi firmatari per la Cun grano duro a Foggia, che riteniamo essere oggi ancora più importante, anche in vista di una più stringente regolamentazione dei contratti di filiera".

Oggi, come già rilevato da AgroNotizie, la firma dei contratti di filiera chiusi, quelli con un prezzo minimo fisso stabilito dai contraenti, procede con molta lentezza, a causa del ritardo nelle semine, dovuto ai campi allagati un po' in tutto il Sud: "Ma tra le cause del rallentamento dei contratti di filiera c'è anche l'estrema lontananza tra i possibili prezzi di mercato, attestati tra i 220 e i 230 euro/tonnellata e le contrattazioni che avvengono per i contratti di filiera, tra i 250 e i 270 euro/tonnellata e legati a tenori minimi di proteine elevatissimi, come il 15% - spiega Ferrandino, che aggiunge - così che gli agricoltori sono scoraggiati dai maggiori costi per ottenere quella qualità di grano e i trasformatori sono sempre più tentati dal mercato che comunque offre qualità accettabili ma a minor prezzo".

"E' pertanto necessario andare verso una regolamentazione dei contratti di filiera, che vada verso quelli aperti 
- dice ancora Ferrandino - dove sia disciplinata meglio la materia della qualità. Ed il prezzo minimo per il tenore di proteine base del grano duro pastificabile sia una media dei prezzi massimi delle ultime tre settimane precedenti la consegna del prodotto sulla Borsa di riferimento, Foggia ad esempio, più 1,50 euro di maggiorazione".

Solo in questo modo, secondo il presidente di Cia Foggia si potrebbe ottenere "un maggiore orientamento dell'industria molitoria verso i contratti di filiera e al tempo stesso prezzi legati alla qualità che premiano ugualmente i cerealicoltori". In tale quadro, una Cun grano duro a Foggia "Assicurerebbe certezza dei prezzi di mercato per tutti i cerealicoltori italiani impegnati in questa filiera" conclude Ferrandino.