“E’ necessario contenere l’aumento delle popolazioni di questa specie che, negli ultimi anni, ha arrecato gravissimi danni alle colture agricole oltre ad influire negativamente sugli incrementi riproduttivi di diverse specie faunistiche rilevanti per la conservazione dell’ecosistema e tale è l’obiettivo di questo piano" ha dichiarato Franco Alfieri, capo della segreteria del presidente e assessore all’agricoltura Vincenzo De Luca. Solo nel 2015, sono stati richiesti oltre 2,5 milioni di euro di risarcimenti a causa dei danni, a fronte di ben 1427 eventi dannosi causati da cinghiali che, ormai, si aggirano nelle aree interne della regione in branchi di dieci-venti esemplari. Colture maggiormente colpite: mais, cereali e vigneti.
Il piano, coordinato dal Criuv (Centro di riferimento regionale per l'igiene urbana veterinaria) ed elaborato dal gruppo di lavoro dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è stato approvato dall’Ispra ed ha avuto parere favorevole dall’Ufficio Valutazione impatto ambientale della regione.
Sono previste una serie di misure (prelievo in selezione, catture e girata) volte ad assicurare una gestione ottimale della specie in funzione delle caratteristiche ambientali e delle attività antropiche nelle varie aree. Il piano è pertanto è suddiviso in due parti: gestione ordinaria (aree a caccia programmata; prelievo nelle aree vocate mediante la braccata) e controllo straordinario (aree non vocate, aree a controllo mediante prelievo selettivo, girata e/o catture).
Dal punto di vista territoriale, la gestione è differenziata in: aree vocate, dove il cinghiale può esserci ed è consentita la caccia; aree di caccia di selezione, dove il cinghiale è gestito in aree protette e devono essere utilizzati i selecontrollori; aree a controllo (o a media vocazione): quelle dove la specie è ormai insediata, ma va limitata per evitare danni; aree non vocate: dove l’ambiente non è in grado di sostenere la specie ed il cinghiale non deve essere presente.
Il piano sarà applicato dagli Ambiti territoriali di caccia, dagli enti gestori delle aree protette e degli istituti faunistici regionali. Le misure proposte nel piano sono state ampiamente sperimentate nella gran parte del Parchi nazionali e in numerosi parchi regionali o aree protette e – secondo Regione Campania “assicurano la massima selettività, annullando gli effetti negativi sugli habitat e le specie inseriti nei formulari Natura 2000”.
Il Piano di gestione e controllo del cinghiale, nel solo primo anno di applicazione, e per le sole modalità di caccia “controllo” e “selezione” - previste rispettivamente nelle aree a media vocazionalità e nelle aree protette protette - prevede 5685 abbattimenti, senza contare le "girate" e le "braccate" in area vocata, dove il piano non prevede un limite agli abbattimenti, ma solo alla composizione per sessi e fasce di età degli stessi.
Per la girata e la braccata sin dal primo anno, il Piano di gestione rinvia ad un Piano di prelievo redatto annualmente dalla regione Campania, sentiti gli Ambiti territoriali di caccia e gli Uffici territoriali regionali e sottoposto al parere dell’Ispra. Il piano di prelievo è differenziato per provincia, istituto e classi di sesso ed età. Nelle aree non vocate, è invece prevista l'eradicazione del cinghiale, mediante l'abbattimento del 100% dei capi presenti. Il piano prevede la creazione di case di caccia e una filiera della valorizzazione delle carni, con il coinvolgimento degli agricoltori.