In Molise, nonostante le intense nevicate dello scorso mese di gennaio, secondo la Coldiretti le dighe sono ai minimi storici, e numerosi comuni hanno già emanato ordinanze anti spreco per salvaguardare le risorse idriche.
In Campania, dove la Giunta regionale ha già chiesto al Governo di dichiarare lo stato di calamità naturale per siccità, la Coldiretti stima che i danni possano ammontare a circa 200 milioni.
In Puglia, sempre secondo il rapporto Coldiretti, la siccità ha già causato la perdita di 140 milioni di euro di grano duro, pomodori da industria e ortaggi e se non dovesse piovere ancora per settimane, troverà conferma il calo previsto di oltre il 30% di produzione di olive. Ma soffrono anche gli agrumeti, i vigneti di uva da tavola e da vino.
Previsioni allarmanti sui danni anche dalla Basilicata, specie nel Metapontino e nella zona della Val d'Agri e del Vulture. Nella regione, una settimana fa, i bacini si ritrovavano con 168 milioni di metri cubi d'acqua in meno rispetto alle medie stagionali ed una diminuzione rispetto al 2016 di 54 milioni di metri cubi.
In Calabria soffrono l'ulivo, con perdite medie del 35/40% e la viticoltura con circa un 15% di grappoli bruciati per il caldo, ma anche gli allevatori per la forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti. In questo caso sembra che i danni maggiori vengano dal caldo eccessivo, più che da una carenza effettiva di precipitazioni durante gli ultimi sei mesi.
In Sicilia, oltre l'allarme per le produzioni, sono già triplicati i costi per chi è costretto a irrigare i campi ricorrendo ai pozzi o ai pozzari, che rivendono l'acqua che emungono nei loro fondi. Mentre nelle zone agricole irrigue, spesso l'acqua, pure presente negli invasi, non arriva a causa di una rete colabrodo. Tale fenomeno è molto grave nel Catanese.
In Sardegna, nel Sulcis-Iglesiente ben 4mila aziende agricole sono rimaste praticamente senz'acqua a causa della siccità e degli incendi. E la situazione è gravissima in tutta l'isola.