I fondi sono quelli già annunciati nei mesi scorsi e sono stati stanziati dallo Stato, dall’Unione europea e dalle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.
Come noto gli aiuti vengono assegnati per ogni animale posseduto dalle aziende prima del sisma, con un contribuito pari a 400 euro per ogni capo bovino, 60 euro per ovini e caprini, 20 euro per i suini, mentre 2 milioni di euro sono destinati al settore equino in regime de minimis.
La cosa importante è che gli aiuti saranno erogati da Agea attraverso una procedura semplificata, riducendo al minimo la burocrazia.
La domanda che viene presentata per gli aiuti, infatti, è precompilata e l’allevatore deve solo verificare la corrispondenza del numero dei capi di bestiame registrati nel Sian e già integrati con i dati forniti dalla banca dati nazionale della anagrafe zootecnica.
Le operazioni di verifica e di compilazione possono essere effettuate presso i centri di assistenza agricola a costo zero per le imprese, grazie all’impegno delle associazioni di categoria di rendere gratuito il servizio.
Agea, da parte sua, prevede ogni settimana un decreto di pagamento delle domande pervenute garantendo un anticipo del 75% del premio spettante a ciascuna azienda, con saldo entro i 60 giorni successivi.
Per Coldiretti tuttavia, il contro dei danni diretti e indiretti nelle aziende terremotate, ammonta a 2,3 miliardi, considerando strade e infrastrutture, case rurali, stalle, magazzini, stabilimenti di trasformazione, animali morti e feriti, oltre alle perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio e sul turismo rurale.
Relativamente al settore zootecnico nei 131 comuni colpiti dal sisma secondo Coldiretti si registrano oltre 64mila bovini, circa 40mila pecore e oltre 11mila maiali e 170mila capi di pollame, collegati a quello che era un fiorente indotto agroindustriale.
Emergenza acqua in Abruzzo
Ma non sono solo buone notizie: in Abruzzo, dopo i danni del terremoto e del maltempo di gennaio, si annuncia anche il rischio siccità. Lo rende noto l'Anbi, l'associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue.
Un canale di irrigazione in secca in Abruzzo
(Fonte foto: © Anbi)
L'altezza della falda acquifera nella zona di Avezzano, in provincia de L'Aquila, è infatti 36 metri al di sotto della media stagionale, cosa che fa sollevare preoccupazioni per il futuro dell'approvvigionamento idrico, soprattutto per quello agricolo.
Una situazione questa che allo stato attuale rende impossibile al Consorzio di bonifica Ovest, di provvedere al consueto apporto di 10 milioni di metri cubi d'acqua per le coltivazioni della piana del Fucino, con prevedibili riflessi sulle produzioni.
Ma è nei territori di Teramo e Chieti che le conseguenze del terremoto stanno condizionando fortemente la disponibilità irrigua in zone già martoriate dal sisma, inducendo per motivi di sicurezza a ridurre l'accumulo dell'acqua nei bacini idrici artificiali.
Il ripetersi di forti scosse, infatti, ha costretto a ridurre la quantità d'acqua invasata nel bacino di Penne, condizionando la disponibilità idrica nel comprensorio del fiume Tavo.
Per lo stesso motivo è stato avviato lo svasamento della diga di Campotosto, nel teramano, pregiudicando non solo l'irrigazione, ma anche la produzione idroelettrica.
"Quella dell'agricoltura abruzzese – commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi– è una situazione drammatica, peggiorata da condizioni climatiche. Un segnale di ripresa potrà comunque venire dal Piano irriguo nazionale, di cui si è appena aperto il nuovo bando, che si chiuderà entro fine giugno.”
Per il Piano irriguo nazionale i Consorzi di bonifica abruzzesi, hanno pronti 20 progetti definitivi ed esecutivi per oltre 122 milioni di euro, fa sapere il presidente Vincenzi.
“A loro – conclude Vincenzi – come a tutte le popolazioni terremotate va la vicinanza di chi, emiliano come me, conosce e sta continuando a vivere le difficoltà del post sisma".