Il riso come il grano soffre la concorrenza internazionale, alimentata dai dazi a zero voluti dall'Ue: una vera e propria invasione dall'Oriente, che nell'ultimo anno ha visto un aumento delle importazioni del 489% dal Vietnam e del 46% dalla Thailandia.

Un problema che riguarda principalmente le grandi regioni risicole del nord Italia, ma che si fa sentire anche in Sardegna, dove 85 aziende agricole  - 80 ad Oristano e 5 nel Medio Campidano - coltivano a riso circa 3400 ettari (circa il 92% a Oristano, il resto nel Medio Campidano).
Anche qui i risicoltori denunciano prezzi ormai insostenibili.

"Il prezzo del riso al produttore è sceso dal 30 al 60 per cento a seconda della varietà  – spiega Gianni Ferrari, risicoltore a Cabras  Il Carnaroli è passato da 75 euro al quintale a 30. Produrre un quintale di riso costa 30 euro. Insomma stiamo producendo sotto i costi di produzione. Una mazzata che costringerà molti risicoltori a cambiare mestiere anche perché già penalizzati dai fenicotteri fuori controllo e dalle cartelle pazze dell’acqua: quando andiamo a seminare non sappiamo quanto ci costerà l’acqua”.
 
“Stiamo subendo una concorrenza sleale - denuncia Ferrari - Produciamo riso di altissima qualità; abbiamo delle regole rigide e controlli frequenti e giustamente severi. Dall’altra invece? Come vengono prodotti? Cosa contengono? Il mio riso è per scelta tracciato: ha una etichetta trasparente che indica l’origine. Purtroppo però questo non è obbligatorio”.
 
“I nostri produttori pagano il prezzo dell’assenza di trasparenza – evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu -. Il riso made in Italy, è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che andrebbe tutelato e difeso con l’obbligo di indicarne in etichetta la provenienza. L’indistintività vanifica gli sforzi dei nostri agricoltori, per il riso così come per il grano, penalizzando produttori e consumatori costretti ad acquistare senza consapevolezza. Seguono percorsi produttivi e regole diverse ma poi non si distinguono nel bancone del supermercato”.
 
“Il riso sardo ha qualità ancora superiori – continua il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Sabagrazie al clima che consente una migliore germinazione e più resistenza alle malattie, che si traduce in meno trattamenti. Ma il dono della natura diventa un difetto perché  il riso costa 3-4 euro in più al quintale rispetto a quello prodotto nel resto della Penisola".

Il direttore di Coldiretti Sardegna fa l'elenco delle cose da fare per salvare e rilanciare il riso sardo: "Oltre a non esserci promozione dei prodotti sardi nelle mense, ritengo che occorra pubblicizzare i nomi delle industrie che utilizzano riso straniero. Servono interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate, che prevengano il rischio di perdite economiche per i nostri risicoltori. In tal senso, la clausola di salvaguardia, già rifiutata dalla Ue senza una quantificazione evidente dei danni, dovrebbe essere applicata con una procedura più efficace dall'Unione”.