L'agricoltura marchigiana è sempre di più orientata alle produzioni a denominazione di origine, come rileva Coldiretti Marche, sulla base del nuovo rapporto Istat.

I numeri sono questi: 702 produttori, il 2% in più rispetto all’anno precedente, 348 impianti di trasformazione, 140mila capi di bestiame tra mucche, pecore e maiali, e 128mila ettari coltivati.
Le Marche oggi possono vantare 13 prodotti riconosciuti, tra Dop e Igp.

Quelli a denominazione di origine protetta sono l’oliva ascolana del Piceno, l’olio di Cartoceto, la casciotta d' Urbino e il Prosciutto di Carpegna, cui si aggiungono formaggio di fossa di Sogliano e salamini italiani alla cacciatora.

Tra le indicazioni geografiche protette ci sono l'agnello del Centro Italia, il vitellone bianco dell’Appennino centrale, il ciauscolo, i maccheroncini di Campofilone, la patata rossa di Colfiorito, oltre che la mortadella Bologna e e la lenticchia di Castelluccio.

Il settore più rappresentato a livello numerico è quello dell’allevamento di maiali, con 105mila capi allevati. Ma i prodotti a denominazione di origine non sono i soli a tenere alta la bandiera delle Marche a tavola. A questi, ricorda la Coldiretti, vanno aggiunte le 151 bandiere del gusto, le specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni.

In cima alla classifica delle specialità ci sono  45 diverse tipologie di prodotti da forno, seguiti da 42 verdure fresche e lavorate, dal carciofo monteluponese al Marrone di Acquasanta Terme, 30 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere come il salame di Fabriano o i ciarimboli, 11 formaggi, dal casecc al pecorino in botte, 7 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, dal vino cotto al vino di visciole, 7 tipi di olio, 4 prodotti di origine animale tra miele e ricotte, 4 condimenti e una preparazione di pesce.