“Manca ancora un miglioramento della redditività delle imprese – sottolinea Pierluigi Ascani, presidente di Format Reserch – e persiste la stagnazione dei prezzi. Migliora invece la situazione relativa all’occupazione, aspetto che più degli altri concorre a configurare il 2015 come il primo anno di vera ripresa. Cresce, leggermente, la capacità delle imprese del dettaglio alimentare di far fronte ai propri impegni finanziari ma la metà di esse è riuscita solo con molta difficoltà a reggere il peso della pressione fiscale”.
“Il settore del dettaglio alimentare conferma la propria capacità di resistere alle burrasche del mercato meglio di altri settori - spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente di Fida e vicepresidente nazionale di Confcommercio – Ciò non significa che la strada per l’uscita dalla crisi sia ormai spianata, ma che puntare sulla qualità del servizio e sulla specializzazione di funzione, sono caratteristiche che meglio di altre mettono le imprese in condizioni di agganciare la ripresa dei consumi. Sul lato delle politiche occorre affrontare il tema della pressione fiscale, che rimane un fattore di ostacolo alla crescita delle imprese”.
Nel secondo semestre la percezione dei dettaglianti ha trovato riscontro nel livello dei ricavi (+4,2%, +1,2% a livello tendenziale). Una crescita moderata, coerente con la situazione dei prezzi, caratterizzata da una stagnazione persistente. Cresce l’occupazione, in particolare grazie al Jobs Act: secondo la ricerca, il 10% degli operatori del comparto ha utilizzato le agevolazioni principalmente con lo scopo di fare nuove assunzioni a tempo indeterminato.
Più complessa la situazione sul fronte tasse e fisco. Infatti, circa l’82% delle imprese del dettaglio alimentare ritiene che le tasse sulla propria attività siano aumentate negli ultimi due anni e la metà di queste è riuscita a far fronte al peso della pressione fiscale con molta difficoltà. Sicuramente un fattore di ostacolo alla crescita delle imprese.