E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona dove, al propio stand nel Centro servizi arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7), sono state esposte le innovazioni più significative dall’ultimo mezzo secolo, in occasione del cinquantennio della manifestazione.
Il buono stato di salute del vino italiano traina l’occupazione in agricoltura che, in controtendenza, fa registrare un andamento positivo nel 2015.
Si stima, secondo la Coldiretti, che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone (+4%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
Secondo una studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben diciotto settori: agricoltura, industria trasformazione, commercio/divulgazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti, assicurazioni/finanza, accessori come cavatappi, sciabole e etilometro, vivaismo, imballaggi come etichette e cartoni, ricerca/formazione/divulgazione, enoturismo, cosmetica, benessere/salute con l’enoterapia, editoria, pubblicità, informatica e bioenergie.
Con una produzione di vino di 47,4 milioni di ettolitri, l’Italia ha conquistato - sottolinea la Coldiretti - il primato mondiale davanti ai cugini francesi dal punto di vista quantitativo; mentre da quello qualitativo va segnalato cha quasi una bottiglia prodotta su tre (32%) è a denominazione di origine, tanto che la nostra penisola ha guadagnato il primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt).
Nel 2015, rispetto all’anno precedente, le vendite hanno avuto un incremento in valore di oltre 13% negli Stati Uniti, mentre nel Regno Unito l’export cresce dell’11% e la Germania rimane sostanzialmente stabile.
In Oriente le esportazioni sono cresciute sia in Giappone sia in Cina, rispettivamente in valore del 2% e del 18%. Negli Usa - continua la Coldiretti - sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio.
Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che con un aumento del 17% ha raggiunto il record di 985 milioni di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono, nell’ordine, il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese.
Per quanto riguarda le destinazioni la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 250 milioni di euro ed un incremento del 44% nel 2015, ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 200 milioni ed un aumento del 26% a valore.
Preoccupante - continua la Coldiretti - è invece il flop registrato in Russia dove le esportazioni di vini e spumanti calano ulteriormente del 31% per effetto delle tensioni politiche e commerciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo.
“Ora la nuova sfida è quella di rafforzare e difendere le posizioni acquisite combattendo la concorrenza sleale forte ed agguerrita dei produttori internazionali” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a preoccupare sono anche i tentativi di minare la distintività delle produzioni come dimostra le recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione che consentirebbe anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro, Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi”.
Il vino italiano in pillole
Fatturato: 9,7 miliardi (+3%)
Esportazioni: 5,4 miliardi (+5%)
Lavoratori: 1,3 milioni (+4%)
Produzione: 47,4 milioni di ettolitri
Qualità: una bottiglia su tre è Doc