La causa di questa emergenza idrica è rappresentata dall’anomalo andamento climatico che ha caratterizzato l’ultimo quadrimestre del 2015: temperature sopra le medie (+2,9°C per le minime al nord e +3,7°C per le massime a dicembre), forti piogge ad ottobre e precipitazioni praticamente assenti da novembre a gennaio, con valori medi a dicembre inferiori del 90% di quelli usuali e a gennaio precipitazioni medie come quelle estive.
Questo clima ha favorito sia l’attività vegetativa caratteristica della primavera/estate, che la ricomparsa di alcuni agenti patogeni nocivi per le colture.
A dirlo gli esperti del Crea dopo aver analizzato la particolare situazione meteo verificatasi negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso.
Questa situazione si ripercuote sugli andamenti dei mercati agricoli. Danni alle produzioni e alla loro qualità, campi impraticabili nei periodi di semina o di raccolta dei prodotti a causa di esondazioni, precipitazioni intense o smottamenti e frane sono solo alcuni degli esempi dei fattori che incidono sulla domanda e sull’offerta.
Si sono, inoltre, verificate difficoltà sempre maggiori nella programmazione degli interventi irrigui, con stagioni che tendono ad allungarsi per carenza di precipitazioni cumulate e diversa distribuzione delle piogge, ma anche nella programmazione dei trattamenti fitosanitari soggetti allo sviluppo ed alla diffusione degli organismi patogeni e delle fitopatie, favorito dalle condizioni meteorologiche.
Fattori questi che incidono direttamente sull’offerta del prodotto di stagione, sia in termini qualitativi che quantitativi, con un surplus, rispetto alla domanda, dei principali prodotti autunno/vernini e prezzi molto vicini ai costi di produzione.
Il mercato delle orticole autunno/vernine, per esempio, è stato altalenante, registrando un calo dopo i prezzi soddisfacenti di settembre/ottobre. La raccolta degli agrumi è iniziata con dieci/venti giorni di ritardo, in particolare in Puglia e nel Metapontino (Mt), con il mercato caratterizzato da un’offerta limitata, calibri medi e buona qualità. Negativa è anche la situazione per le brassiche perché l’innalzamento delle temperature ha permesso di realizzare una produzione per il mercato del fresco non particolarmente interessante, con quotazioni insoddisfacenti.
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Fonte: Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria
Autore: G R