Le conclusioni sono affidate al repertorio di Winston Churchill, per i britannici molto più che un eroe nazionale (“Resistere agli interessi personali e alla visione a breve termine... Avere il coraggio di pensare al futuro ed essere in grado di progettare e modellare il cambiamento: questo è ciò che si definisce leadership”). Basterebbe questo per indicare la portata del discorso del commissario europeo Phil Hogan, pronunciato alla Oxford Farming Conference, in un confronto con la National Farmers Union sul delicatissimo tema del Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Una questione non da poco, insomma, che il commissario europeo Phil Hogan – irlandese e proveniente da una famiglia agricola di Kilkenny – ha trattato con competenza, scientificità di ragionamento e con un approccio estremamente calmo, quasi a non tradire la preoccupazione che un’eventuale uscita dall’Europa del Regno Unito inevitabilmente avrebbe sul prestigio e l’economia di entrambi.

Il dibattito, come testimonia il documento “Referendum Ue: il rapporto fra agricoltura del Regno Unito e l’Unione europea”, redatto dal sindacato degli agricoltori britannici della Nfu, va ben oltre una questione di “sì o no”.
La riforma della Pac del 2013 – ha detto Hogan – è diventata più liberale, flessibile, aperta verso l’esterno e focalizzata sul commercio globale”. Il ruolo dell’Europa in difesa degli interessi dei propri agricoltori si è palesato anche lo scorso 19 dicembre a Nairobi, nell’incontro del Wto. “A dibattere, alla fine dei giochi – ha rimarcato Hogan – erano cinque Paesi: Stati Uniti, Cina, Brasile, India ed Unione europea. Non il Giappone, non il Canada o la Turchia o la Svizzera, non la Norvegia”.
Quello che si è deciso, ha precisato Hogan, è che “ora il modello della Pac sarà replicato attraverso riforme dolorose in altri Paesi, in tutto il mondo, nei prossimi anni. Una vittoria per gli agricoltori dell’Ue; una vittoria per il libero scambio mentalità britannica. In effetti, l’accordo è stato accolto con grande favore dalla delegazione britannica a Nairobi”.

I numeri del Regno Unito
L’economia rurale della Gran Bretagna vale 200 miliardi di sterline l’anno – ha riconosciuto il commissario europeo -. L’intera catena alimentare impiega al lavoro una persona su otto e contribuisce per più di 100 miliardi di sterline l’anno; con le imprese dell’agroalimentare che, in questi anni di crisi, hanno creato più di 200.000 posti di lavoro negli ultimi quattro anni. Il settore alimentare e delle bevande è la più grande industria manifatturiera della Gran Bretagna, più grande del settore aerospaziale e dell’automotive messi insieme”. Merito, secondo Hogan, anche della Pac.“Rimango fermamente convinto che la stabilità portata dalla Politica agricola comune ha fornito e sta fornendo la base per la crescita economica e occupazionale nelle zone rurali e lungo tutta la catena alimentare”.
Oggi, inoltre, l’agricoltura britannica sta vivendo una fase di rinascita. “Una rivoluzione alimentata da una crescente richiesta dei consumatori di maggiori garanzie di tracciabilità e di qualità”, ha dichiarato Hogan. Al punto che rimane attuale la missione storica della Pac, che è quella digarantire la fornitura sufficiente di alimenti sicuri e di prodotti in modo sostenibile, assicurando una qualità che i nostri consumatori si aspettano, nonostante le incertezze che devono affrontare gli agricoltori, come il tempo, le malattie degli animali o prezzi di mercato”. Elementi essenziali per una nazione che importa quasi il 40% del suo cibo.

Missione semplificazione
La Pac non è più quella che gli inglesi ricordano dagli anni Settanta, con montagne di burro e di carne, laghi di vino e sussidi all’esportazione, ha specificato il commissario europeo all’Agricoltura. Le cose sono cambiate. “Ed è un dato di fatto che la nuova legislazione sia più complicata delle precedenti e che la missione sia quella di semplificareha affermato –. Sono anche consapevole che le misure sul greening introdotte dall’ultima Pac non siano proprio universalmente popolari. In effetti, ho incoraggiato il governo britannico e le parti interessate di presentare osservazioni al processo di semplificazione”.
Nei mesi scorsi, il commissario Hogan ha annunciato alcuni provvedimenti come “maggiore flessibilità nei requisiti di mappatura per le Ecological Focus Area; una proroga del termine per le domande di aiuto; una maggiore flessibilità delle condizioni di ammissibilità al sostegno accoppiato volontario. Inoltre, per le applicazioni del 2016 Hogan ha annunciato anche di ridurre il numero di controlli in loco, grazie a migliori metodi di campionamento; un aumento del livello di controlli incrociati preliminari preventivi e la possibilità di modificare le dichiarazioni delle parcelle destinate al greening dopo la presentazione”.
Il prossimo appuntamento della semplificazione della Pac, ha reso noto Hogan, “vedrà 200 regolamenti comunitari esistenti ridotti a 40 o 50, meno burocrazia per gli agricoltori, gli operatori e le amministrazioni nazionali”.

Commercio globale
Quello del commercio mondiale è un altro degli altri aspetti toccati dal commissario europeo come leva per convincere gli agricoltori britannici a non dare corso alla Brexit. “Negli ultimi anni – ha proseguito Hogan - il settore cibo e bevande del Regno Unito ha generato ogni anno 24 miliardi di sterline di valore aggiunto lordo e c’è spazio per un’ulteriore crescita del 40% nelle esportazioni in tutto il settore alimentare e delle bevande. Naturalmente, la Gran Bretagna come parte dell’Unione europea ha un notevole interesse agricolo in molte delle offerte commerciali bilaterali che Bruxelles sta negoziando. Un accordo di libero scambio transatlantico equilibrato avrà benefici significativi per l’economia britannica. Per esempio, il recente accordo concordato con il Canada dovrebbe beneficiare l’economia del Regno Unito di 1,3 miliardi di sterline all’anno. La promozione del commercio nei Paesi terzi è diventata un importante pilastro della politica europea. Il Regno Unito partecipa attivamente ed è uno dei principali beneficiari, ricevendo quasi 34 milioni di sterline, in gran parte utilizzati per finanziare la promozione dei suoi prodotti caseari e di carne di qualità”.
Inoltre, a ricordare ulteriori benefici, nel corso degli ultimi cinque anni, “l’Ue ha negoziato accordi di libero scambio con Corea del Sud, Canada, Colombia, Singapore, Vietnam, nonché un certo numero di altri Paesi. Stiamo inoltre negoziando un accordo di libero scambio con il Giappone, che sarebbe sensibilmente vantaggioso per la carne, latticini e settori liquori; negoziati con la Cina per offrire ulteriore protezione alle indicazioni geografiche come lo Scotch Whisky sono ormai in fase avanzata”.

Europa vitale per il Regno Unito
Hogan non ha alcun dubbio. “L’Europa è, ed è sempre stata, un mercato vitale per i prodotti britannici. Oggi, il Regno Unito esporta più di quanto non faccia l’Irlanda in Cina, Giappone, Canada, Russia, Arabia Saudita e Corea del Sud combinato – ha chiosato -. L’Ue rappresenta il 60% delle esportazioni di prodotti alimentari del Regno Unito”.
A livello mondiale “l’Unione europea ha appena completato un accordo commerciale con il Canada; ha negoziati in corso con gli Stati Uniti; ha aperto i negoziati commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda. L’Unione si sta impegnando con quella che potremmo chiamare l’anglosfera, che è un mercato naturale per voi in Gran Bretagna. Ci si può aspettare che il Regno Unito trarrà da tali accordi più benefici che altri Stati membri”.
Prima del colpo sferrato citando Winston Churchill, Hogan lascia il campo ad ulteriori riflessioni. “Vi lascio con alcune ulteriori domande relative a un potenziale Brexit – ha concluso -. Come farà la Gran Bretagna, con una popolazione di 60 milioni, a negoziare con Paesi come la Cina, con una popolazione di 1,3 miliardi? Nell’Ue ci si confronta forti di un peso di 500 milioni, quasi il doppio degli Stati Uniti. Per il Regno Unito potrebbero servire anni per negoziare accordi con la Corea, il Canada e così via, mentre l’Unione europea ha già negoziato con successo”.
E ancora: “La Pac è un contratto giuridicamente vincolante tra l’Ue e gli agricoltori fino al 2020, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale e non può essere tagliato dalla Commissione o da qualsiasi governo durante questo periodo. Tuttavia, al di fuori dell’Ue, le spese agricole sarebbero soggette alla stessa revisione annuale da parte del Tesoro britannico come qualsiasi altro Dipartimento. Possono gli agricoltori competere con medici, infermieri e scuole in tale revisione?”.