L’estate pazza è costata oltre il miliardo di euro per colpa del maltempo che ha sconvolto soprattutto le attività turistiche e quelle agricole ma ha anche cambiato le abitudini stagionali degli italiani. E’ quanto stima Coldiretti nel tracciare il primo bilancio dell’estate in occasione dell’ultimo weekend di agosto segnato dall’arrivo della ventiseiesima perturbazione nell’arco degli ultimi tre mesi.

Il maltempo ha tagliato le partenze per le vacanze e ridotto durata e budget di spesa lasciando più vuoti, nelle principali località turistiche, alberghi, ristoranti, ombrelloni e centri di divertimento ma - sottolinea Coldiretti - i temporali, la pioggia, le bombe d’acqua e la grandine hanno anche distrutto a macchia di leopardo le campagne e sconvolto i cicli naturali di piante e animali.

I danni alle coltivazioni – sottolinea la Coldiretti – hanno rovinato in molte aziende il raccolto di un intero anno di lavoro mentre i costi sono aumentati per difendere le produzioni dai parassiti favoriti dal clima anomalo. A farne le spese dal pomodoro ai cocomeri, dai meloni alle pesche mentre c’è ancora molta attesa per la vendemmia iniziata solo da qualche settimana, ma già adesso si conta un aumento dei costi di produzione per difendere viti e un taglio dei raccolti rispetto allo scorso anno.

Per effetto della pioggia, del vento e del freddo  le condizioni sono state proibitive per gli animali in alpeggio dove nelle vallate dal Piemonte alla Lombardia fino al Veneto - continua la Coldiretti - i continui temporali hanno impedito di fare fieno e le temperature rigide hanno ridotto la crescita dell’erba, riducendone la quantità a disposizione delle mandrie con il ricorso ad acquisto di prodotti per l’alimentazione che ha aggravato i costi.

Anche le api sono state costrette a restare a terra con il maltempo e a rimetterci è la produzione di miele che potrebbe subire un calo fino al 70% nel Nord e nel Sud Italia mentre nel Centro si parla di un taglio del 40% secondo la Coldiretti.

Ai danni diretti sulle coltivazioni si sommano quelli indiretti provocati dal calo di consumi dei prodotti stagionali come la frutta e verdura a causa delle condizioni climatiche non favorevoli con un conto particolarmente salato per pesche, nettarine e cocomeri che sono fortemente deperibili. Il crollo dei consumi rischia di far scomparire un quinto dei pescheti italiani e mette a rischio 10 milioni di giornate di lavoro garantite dal settore della frutta estiva, con gravi effetti sull’occupazione sull’ambiente e sulle imprese. I consumi sono crollati di oltre il 30% rispetto ai 15 anni fa per un quantitativo che nel 2014 è sceso addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia.

Unica nota positiva il dimezzamento della superficie di bosco andata a fuoco dall'inizio dell'anno al 15 agosto (8729 ettari in calo del 57 per cento rispetto al 2013), anche per la pioggia abbondante che peraltro ha favorito la nascita dei funghi per i quali si prevede una stagione da record iniziata in anticipo: si stima una produzione di circa 30mila tonnellate secondo Coldiretti.