L’export agricolo crolla a maggio sotto il peso delle anomalie climatiche e del taglio dei prezzi sui campi, registrando una flessione tendenziale del 9,2 per cento. Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat, spiegando che questo segno meno inverte la tendenza positiva e porta le esportazioni dei prodotti agricoli freschi nei primi cinque mesi del 2014 al -2,1 per cento, compensate però dall’andamento dei prodotti alimentari sui mercati stranieri che salgono al +2,3 per cento tra gennaio e maggio.

Gli agricoltori sono molto preoccupati per i repentini cambi di clima, con i passaggi sempre più frequenti dal caldo alle temperature autunnali, dall’afa a temporali e grandinate di forte intensità -osserva la Cia- che hanno già creato negli ultimi mesi danni enormi al settore e compromesso molte produzioni di pregio.

Alle “bizze” del clima si aggiunge poi la riduzione drastica delle quotazioni all’origine, ad esempio per quanto riguarda la frutta estiva, con i produttori che si trovano a dover scegliere spesso tra vendere il prodotto assolutamente sottocosto o lasciarlo marcire nei campi, per risparmiare almeno le spese di raccolta -dice la Cia-. Ma non sono solo meloni, pesche e nettarine a subire crolli anche del 40 per cento dei prezzi pagati agli agricoltori. A maggio i listini in campagna hanno subito riduzioni tendenziali pesanti anche su ortaggi (-16,7 per cento), cereali (-10 per cento) e vini (-21 per cento).

E’ chiaro che tutto questo incide sulla competitività delle imprese, anche all’estero -osserva la Cia-. Per questo bisogna lavorare sugli strumenti mutualistici e assicurativi nonché per la gestione delle crisi di mercato. Allo stesso tempo occorre rafforzare la capacità di promozione e di internazionalizzazione delle aziende del settore primario.