“Negli anni Ottanta e Novanta abbiamo assistito all’affermarsi della Grande distribuzione organizzata (Gdo) e negli ultimi anni all’evoluzione del suo sistema di distribuzione con un marcato aumento del potere contrattuale e dei margini di profitto. Sono aumentati i livelli di aggregazione tra gli operatori commerciali e si sono sviluppate le centrali d’acquisto con l’obiettivo di rafforzare la posizione contrattuale del settore al fine di ridurre i costi di approvvigionamento. Se questo da un lato ha consentito l’ammodernamento della catena distributiva, dall’altro ha fortemente indebolito il potere e i margini di profitto delle imprese agricole e di quelle di condizionamento e commercializzazione. L’evoluzione del sistema non sembra essersi conclusa. Il nostro orizzonte commerciale sembra stia ancora per cambiare”.
Coen Bos, direttore operativo della multinazionale Fyffes, e Sven Heinsohn, amministratore della tedesca Global Fruit Point, in recenti interviste hanno, infatti, evidenziato che il commercio tradizionale sta per essere soppiantato da contratti di appalto di forniture strutturati. “La negoziazione settimanale di prezzi e importi sta lasciando il campo a contratti fissi di fornitura, che garantiscono prezzi e volumi per l'intero anno. Questo sviluppo è iniziato in Inghilterra e si sta diffondendo in tutta Europa. Le ragioni di questo processo sono da ricercarsi nell’attenzione crescente verso le caratteristiche sanitarie dei prodotti (standard di qualità e sicurezza), nell’attenzione alla tradizione-territorio (Dop, Igp, prodotti della tradizione), in valutazioni etiche (ad esempio i prodotti fair trade del commercio equo) e di sostenibilità ambientale (biologico). Dobbiamo prendere atto di questa nuova realtà e cominciare ad organizzarci per tempo”.
Commentando la campagna commerciale 2013, Minguzzi si è soffermato in particolare sul mercato delle pere, “caratterizzato da un eccesso di produzione che deve far riflettere gli operatori sulla precaria situazione della nostra pericoltura. Il comparto dovrà rivedere con attenzione le proprie strategie commerciali, sino ad ora rivolte al mercato interno grazie al successo della varietà Abate. Non si registra, però, la stessa affermazione sui mercati esteri”.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Fruitimprese