"La norma non è riferita ai 'succhi di frutta', diversamente regolamentati, ma alle bevande analcoliche come il limoncino o le aranciate gassose, e solo a quelle prodotte in Italia". Arriva a stretto giro la precisazione del Mipaaf in merito all'affaire "frutta nei succhi" che ha innescato una querelle tra il ministero e le organizzazioni agricole, per la notizia secondo la quale la Commissione Politiche Ue della Camera avrebbe bocciato l'emendamento Pd alla legge comunitaria che innalza dal 12% al 20% il minimo di frutta nei succhi a base di frutta prodotti e commercializzati in Italia
Il parere già espresso dal Governo Letta in Commissione Agricoltura, era diretto ad evitare il rischio di far "incorrere l’Italia in una nuova procedura d’infrazione, in quanto la Commissione europea ha evidenziato, tra l'altro, che l’aumento dal 12% al 20% del tenore di succo “naturale” nelle bevande analcoliche non è stato supportato da adeguate giustificazioni scientifiche e che la norma non è conforme con il principio della libera circolazione delle merci", precisa il Mipaaf in una nota.
E sottolinea che "le ricostruzioni dei fatti che attribuiscono al ministro  Maurizio Martina l'espressione di un parere negativo non corrispondono alla realtà".

Martina, in sostanza, ha condiviso la scelta del governo, nella fattispecie del sottosegretario Gozi, di rimettersi al parere della Commissione Politiche dell'Unione europea a causa dei numerosi e delicati rilievi mossi sulla praticabilità dell'emendamento stesso.
"Il ministero continuerà a lavorare e sostenere tutte le iniziative compatibili con il quadro europeo volte a sostegno di un comparto così importante come per l'intero settore agricolo e agroalimentare", concludono a Via XX Settembre.

"Polemica strumentale"
Anche Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, parla di "polemica strumentale". “Sulla questione discussa in Commissione alla presenza del sottosegretario Sandro Gozi, sta montando una polemica esagerata”. "La tematica – continua – è già stata ampiamente affrontata anche in Commissione Agricoltura dove l’allora Governo Letta aveva espresso analogo parere. Ritengo che le attuali norme, se correttamente applicate, siano in grado di coniugare la tutela del ‘made in Italy’, la salvaguardia dei consumatori e i livelli produttivi e occupazionali delle imprese coinvolte”.

"La questione va affrontata a Bruxelles"
“Non sorprende la bocciatura della Commissione Politiche Ue della Camera dell’emendamento che aumenta la percentuale di frutta in succhi e bevande analcoliche a base di frutta portandola dal 12 al 20 per cento”. Commenta Confagricoltura. “La Commissione europea, già in passato, si è più volte pronunciata sulla questione – spiega l’organizzazione - ritenendo tale disposizione inapplicabile in quanto lesiva delle norme europee in materia di libera circolazione delle merci”.
“È evidente – osserva ancora Confagricoltura - che la situazione meriterebbe di essere affrontata, ma nelle giuste sedi, quelle comunitarie, con un’azione determinata da parte del governo. In tal senso il richiamo alle regole europee che anche il ministro Martina ha fatto oggi, al ‘question time” alla Camera sull’etichettatura”.