Meno marcata la flessione degli acquisti in volume, scesi nello stesso periodo dell’1,7%. Un risultato che, incrociato con quello della spesa, conferma il crescente ricorso a strategie di risparmio adottate in chiave anti crisi dalle famiglie italiane, alle prese con una progressiva riduzione del potere d’acquisto: fenomeni quali la ricerca dell’offerta speciale, il nomadismo tra insegne o gli acquisti di cibi low-cost.
L'Ismea evidenzia che la flessione dei consumi appare generalizzata e particolarmente accentuata per categorie come l’olio extra vergine di oliva (-8,8% in volume) e i vini (-6,7%), di cui però è aumentata del 3,6% la spesa a causa dei forti aumenti di prezzo.
Cali degni di nota si rilevano anche per i prodotti ittici e, tra questi, in particolare per il pesce fresco che, rispetto ai primi nove mesi del 2012, ha perso quasi il 5% dei volumi acquistati e circa il 20% della spesa.
Le carni fresche accusano una flessione del 2,4%, su cui incide soprattutto l’andamento negativo dei tagli bovini (-4% i volumi).
La pasta chiude i nove mesi in esame con un meno 0,7% dei quantitativi acquistati. L’impatto delle promozioni e lo spostamento degli acquisti verso prodotti più economici hanno però ridotto la spesa dell’8,3%.
Più leggero il carrello anche nei reparti ortofrutta e lattiero-caseari, con riduzioni particolarmente accentuate per il latte fresco che in volume perde il 4,2%. In termini di spesa i più penalizzati sono invece gli yogurt con un meno 10,5%.
La scure si abbatte intanto anche sul comparto del beverage, ad eccezione dell’acqua minerale che tiene grazie a una evidente riduzione dei prezzi.
Gli unici in controtendenza - conclude l’Ismea - sono gli alimenti “poveri” per eccellenza come le uova o prodotti come la biscotteria, favoriti probabilmente da un consumo domestico sostitutivo del fuori casa.
Il rapporto completo sui consumi è consultabile sul sito di Ismea cliccando qui.
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Fonte: Ismea