I prezzi dei prodotti agricoli mettono un freno al costo della vita: secondo i recenti dati dell'Istat, nel mese di agosto 2013, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic) al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,4% su base mensile ma è rimasto sostanzialmente stabile all'1,2% su base annua (la stima provvisoria era +1,1%).
"La stabilità dell'inflazione - si legge in una nota dell'Istituto nazionale di statistica - è la sintesi di spinte di segno opposto: da un lato, i rallentamenti delle dinamiche tendenziali dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e dei beni alimentari non lavorati, dall'altro l'accelerazione della crescita annua dei prezzi dei servizi, in particolare di quelli relativi ai trasporti".

Tra gli alimentari non lavorati (-1,2%), il maggiore contributo deflazionistico sul piano congiunturale proviene da vegetali freschi (-6,3%) e frutta fresca (-2,1%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,4%) e servizi ricettivi e di ristorazione (-0,2%). Rispetto ad agosto 2012 invece, i prezzi dei prodotti alimentari e di bevande analcoliche registrano un aumento del 2,7%. Il confronto tra i tassi tendenziali di agosto 2013 e quelli misurati nel mese di luglio mostra, per la sola divisione "prodotti alimentari e bevande analcoliche" un rallentamento pari a tre decimi di punto percentuale (+2,7%, da +3,0% del mese precedente).

"La contrazione dei prezzi dei prodotti alimentari rispetto a luglio riflette le conseguenze dei cali dei prezzi riconosciuti alle imprese agricole in quel mese" nota Confagricoltura, ricordando che i prezzi dei prodotti agricoli sono diminuiti di quasi il 5% rispetto al mese precedente, con punte di flessione dell'8% per i prodotti delle coltivazioni, che sono calati anche sino al 17% e oltre per la frutta.
"L'andamento dei prezzi all'origine riconosciuti agli agricoltori, che ha segnato prima della pausa estiva una marcata flessione - conclude il centro studi di Confagricoltura - ha quindi garantito un effetto di contenimento del costo della vita, a valle della filiera, con benefici per i consumatori".

Ma non basta la discesa dei prezzi degli alimentari a ridare ossigeno ai consumi. "Sette famiglie su dieci - osserva la Cia - continuano ad "alleggerire" la busta della spesa, diminuendo le quantità di prodotti acquistati, stravolgendo i menù e scegliendo prodotti meno costosi".

"L'inflazione sente l'effetto della recessione perché oltre la metà degli italiani (52 per cento) nel momento di fare la spesa è costretta a fare lo slalom tra le corsie per cercare attivamente prodotti in promozione o scontati - commenta Coldiretti, sottolineando il profondo cambiamento nei comportamenti dei consumatori determinato dalla crisi - Il 30 per cento degli italiani compra meno, il 21 per cento passa a marchi più economici e il 10 per cento acquista formati più grandi per risparmiare".

Anche Copagri sottolinea il ruolo compensativo dei prezzi dei prodotti alimentari non trasformati nel contenere l'inflazione, aggiungendo che "i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza sono stabili rispetto a luglio e in frenata nel confronto con il tasso di crescita su base annua".