“I giovani sono la forza del Paese, il vero motore della ripresa, un 'patrimonio' che non si può vanificare. Investire su di loro dovrebbe essere la regola, così come creare condizioni adatte allo sviluppo delle imprese”. Lo ha detto a Napoli il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, concludendo i lavori del 15mo convegno Quadri e del secondo Forum dell'Anga, l'Organizzazione dei giovani agricoltori.
“Il Governo che si insedierà deve dare risposte alle priorità" ha proseguito il numero uno di Confagricoltura sottolineando che l'intero sistema dovrà essere riscritto e la ‘terra’ sarà l'elemento centrale in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Per il presidente “la piramide deve essere rovesciata perché chi ha idee non ha risorse e chi ha mezzi non si mette in gioco”. Guidi ha osservato che "per crescere l'agricoltura ha bisogno della banda larga" spiegando che "occorre superare la dimensione di settore per ricostituire un sistema delle conoscenze”. Il presidente di Confagricoltura si è soffermato sulle opportunità delle reti d'impresa evidenziando poi l'importanza di aver costituito il coordinamento ‘Agrinsieme’.
I giovani chiedono innovazione e il fattore di produzione principale, di più difficile acquisizione per le aziende agricole: la terra. Dai dati emerge un'incidenza maggiore degli uomini (66%) rispetto alle donne (34%), ma entrambi mediamente hanno la stessa età (32 anni). E’ titolare d’azienda a tutti gli effetti il 71% degli intervistati, il 93% gestisce un’azienda di famiglia, con una dimensione media di 113 ettari.
E' questa la fotografia degli imprenditori “tipo” dell’Anga emersa da un'indagine del Centro studi di Confagricoltura su un campione di aziende associate, focalizzando il profilo dell’impresa e temi che spaziano dal commercio alla politica.
I giovani di Confagricoltura certificano le proprie produzioni (ma comunque entro il 50%) prestando attenzione all'ambiente, coltivando bio (50%) o con le denominazioni di origine (50%). Utilizzano quasi sempre mezzi informatici per la gestione dell’azienda (89%), però non aderiscono alle reti di impresa (solo il 12% lo fa). La percentuale di partecipazione a reti strutturate di impresa è comunque inferiore rispetto alla percentuale delle aziende di Confagricoltura (18,2% - indagine Censis Confagricoltura marzo 2012). In agricoltura vi è ancora un gap generazionale nella collaborazione partecipativa del “fare impresa”.
Dei giovani imprenditori Anga solo il 35% è aggregato in Op, ma il 40% degli intervistati utilizza la cooperativa come canale commerciale, il 23% l’industria e il 26% la vendita diretta; limitato (4%) il ricorso alla vendita on-line. Il 51% ritiene comunque insoddisfacente il collocamento del prodotto. Il 60% degli intervistati ha beneficiato dei fondi strutturali Psr, soprattutto (quasi il 90%) tramite le misure per il primo insediamento, agro ambientali e per l’ammodernamento dell’azienda agricola; misure servite in sei casi su dieci ad introdurre innovazione di prodotto o di processo. Ben il 90% dei giovani imprenditori di Confagricoltura ha introdotto innovazione all’interno della propria azienda; di questi solo la metà ha beneficiato di incentivi.
I giovani imprenditori dell’Anga vorrebbero una riforma fiscale e contributiva e il riassetto delle istituzioni nazionali (rispettivamente il 26% ed il 23%) e, a seguire, misure per favorire l’occupazione (14%), la promozione di formazione e ricerca (11%) e la riforma del sistema elettorale (10%). Per quel che riguarda la politica agricola spicca l’esigenza di maggior facilità di accesso al credito (25%); segue il finanziamento per acquisire mezzi di produzione innovativi (22%) e per acquistare terreni agricoli (20%). Quest’ultima esigenza al pari della richiesta di un nuovo regime fiscale per creare nuove reti di impresa (20%).
Firmati tre accordi
Nel corso del Forum sono stati siglati accordi importanti con Agriventure, la società del gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al settore agroalimentare, agroindustriale e agro energetico, con Libera Terra, il marchio creato da Don Luigi Ciotti che contraddistingue le produzioni biologiche realizzate nelle terre confiscate alla criminalità organizzata, e con Rete delle Fattorie Sociali che riunisce agricoltori, operatori e ricercatori per diffondere un’agricoltura responsabile che risponda ai bisogni dei cittadini più deboli.
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Fonte: Confagricoltura