La legge - come ricorda Unaprol - è stata ispirata da un articolato normativo presentato da Coldiretti, Fondazione Symbola e Unaprol nella primavera di quest’anno.
“Il sistema olivicolo-oleario italiano una grande biodiversità con una propensione per la qualità che ne hanno fatto un unicum nel panorama mondiale. Per questo va difeso con norme che assicurino trasparenza del mercato e correttezza nei confronti dei consumatori”. Lo ha affermato Massimo Gargano presidente di Unaprol. “Nella competizione globale – ha poi aggiunto – le imprese olivicole italiane hanno bisogno di recuperare come elemento di competitività il legame con il territorio e l’origine certa del prodotto".
Le frodi e le sofisticazioni, valutate in oltre 100milioni di euro nell’ultimo anno, mettono a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantisce un impiego di manodopera per oltre 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro.
La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento).
Sono 43 gli oli italiani a Denominazione di origine riconosciuti dall’Unione europea.
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74 per cento - precisa Unaprol - viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia.
Nel 2011 - sottolinea l’osservatorio economico Unaprol - si è dunque verificato un ulteriore aumento del 3 per cento nelle importazioni di olio di oliva dall’estero che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163%), inondando i mercati in Italia e nel resto del mondo con prodotto etichettato fraudolentemente come made in Italy.
"La nuova legge - fa notare il Consorzio nazionale olivicolo (Cno) - regola una materia di primaria importanza: come indicare nelle etichette l'origine geografica degli oli extra vergini italiani, quali criteri utilizzare per comunicare con i consumatori e come combattere le pratiche commerciali ingannevoli e l'utilizzo illecito dei marchi".
Con le nuove regole si perseguono due obiettivi. "In primo luogo - ricorda il Consorzio - la tutela del consumatore, in condizione di riconoscere l'autenticità dei prodotti e di non essere ingannato e si offre agli operatori economici e, in particolare agli agricoltori, uno strumento per valorizzare l'olio extra vergine di origine italiana e di facilitarne l'affermazione sul mercato interno ed internazionale".
Ma c'è una voce fuori dal coro, ed è quella di Confagricoltura. “Nonostante avessimo condiviso l’obiettivo di una legge che mira a tutelare la qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini - fa sapere l'organizzazione -, dobbiamo constatare purtroppo che non è stata colta l’occasione per attutire le disposizioni più gravose introdotte con il Decreto legge n.83”.
Scondo Confagricoltura, a parte alcuni aspetti positivi del provvedimento, nel testo permangono comunque elementi di criticità. Primo fra tutti il riferimento della presenza di alchilesteri collegata all’indicazione di origine. "Nulla è stato previsto - si legge in una nota - per evitare che gli oli nazionali che hanno un tenore di alchilesteri superiore al parametro indicato, debbano sottoporsi ad un ‘piano straordinario di sorveglianza’. Inoltre, temiamo fortemente un appesantimento burocratico ed economico a carico delle imprese".
LA SCHEDA DELLA NUOVA LEGGE (Fonte: Unaprol)
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Fonte: Agronotizie