“Le dichiarazioni del premier rende ragione alle logiche di incrementi produttivi e interventi sulla volatilità dei prezzi che sostienoamo da anni. Riconoscere che la crisi alimentare ed energetica è più vasta e profonda di quella finanziaria ed economica è riconoscere la necessità di misure su scala europea e nazionale che favoriscano il rilancio dell’agricoltura”. Così il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, sull'intervento del presidente del Consiglio al 35° Consiglio dei governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo in corso a Roma.

“La mancanza di investimenti in agricoltura negli ultimi decenni ha creato un mercato alimentare vulnerabile – ha proseguito Guidi -. Nel 1970 il finanziamento globale per la ricerca agricola, pubblica e privata, era stimato in circa 40 miliardi di dollari all'anno. Oggi, stando a recenti rilevazioni di Rabobank, è sempre a 40 miliardi di dollari, ma la popolazione mondiale è raddoppiata. Inoltre negli ultimi 20 anni, la domanda di cibo è aumentata 15 volte più velocemente della superficie disponibile di terre coltivabili”.

“L’agricoltura rappresenta le fondamenta su cui poggia ogni speranza di sfamare il mondo oggi e nel futuro. Non dimentichiamo - ha sottolineato il numero uno dell'organizzazione - che nel 2040 per soddisfare la richiesta di cibo sarà necessario il 70% di produzione agricola in più, ma l’attuale riforma della Politica agricola comune non ne tiene conto. Dobbiamo comprendere che produrre non è un tabù, come ci vuol far credere Bruxelles”.

 

Più agricoltura per sfamare il mondo

Serve più agricoltura per sfamare il mondo. Fa bene il premier a sottolineare l’importanza fondamentale del settore primario. Per combattere la povertà ed evitare nuove crisi alimentari globali è indispensabile muoversi in due direzioni precise: adottare regole comuni per stabilizzare i prezzi del cibo e sviluppare politiche che permettano di aumentare la produttività agricola nei paesi del Sud del mondo. Così la Cia -  Confederazione italiana agricoltori in una nota.

Dice bene Monti: un mondo affamato è un mondo ingiusto e anche instabile, prosegue la Confederazione. Per questo motivo bisogna fare in modo che la sicurezza alimentare diventi davvero una priorità politica per tutti i Paesi. Se si somma l’eccessiva volatilità dei prezzi delle commodity agli effetti dell’incremento demografico, all’aumento della domanda di cibo nei Paesi emergenti e ai disastri provocati dai cambiamenti climatici, il rischio di non riuscire a garantire l’approvvigionamento alimentare globale diventa reale, soprattutto in vista del 2050, quando la popolazione sarà di 9 miliardi di persone.

Da qui l’esigenza di individuare una strategia comune per limitare il drammatico impatto delle crisi alimentari, di regole certe per riequilibrare i mercati, di adattare l’agricoltura ai mutamenti climatici, ma soprattutto di favorire politiche per lo sviluppo della produttività agricola nei Paesi in via di sviluppo