Stangata da quattrocento milioni di euro per gli agricoltori italiani a causa del caro-carburanti.

L'analisi viene dalla Coldiretti dopo il nuovo record raggiunto dalle quotazioni dei prodotti petroliferi, con la benzina a 1,75 euro al litro e il rischio contagio per i prezzi del campo alla tavola.

L'organizzazione agricola ricorda che nel giro di un anno il costo dei carburanti agricoli è aumentato del 58 per cento, con effetti pesanti sul costo della varie operazioni che si effettuano in campagna. "Per arare un campo di dimensioni medie – spiega – un agricoltore italiano spende oggi 150 euro in più rispetto a un anno fa. Per chi semina il rincaro è stato di 120 euro così come per la trebbiatura dei cereali e lo spandimento del letame. Ancora, i trattamenti costano da 32 a 64 euro in più a seconda del tipo di coltura. Pesante anche l'aggravio dei costi per chi usa la vendemmiatrice: quasi 400 euro".

Oltre all'aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l'essiccazione dei foraggi destinati all'alimentazione degli animali.

Ma il nuovo record raggiunto dal prezzo della benzina ha un 'effetto valanga' anche sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto oltre che a quelli di produzione, trasformazione e conservazione. I costi di trasporto non possono non incidere pesantemente sul prezzo finale del prodotto in un sistema, come quello italiano, dove l'86 per cento delle merci viaggia su ruota e un pasto può percorrere in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole.