Posa della prima pietra a Crescentino (Vercelli) del primo impianto Ibp (Italian bio products) - primo al mondo - che, a partire dal 2012, produrrà bioetanolo di seconda generazione.
Il progetto è a firma del Gruppo Mossi&Ghisolfi, leader mondiale nella produzione di Pet.

Prende così l’avvio la fase di scale-up industriale, che tradurrà sul piano della produzione l’innovativa tecnologia Pro.E.Sa.Tm, messa a punto nei laboratori di Chemtex – società di ingegneria del Gruppo Mossi&Ghisolfi – grazie ad un progetto di ricerca durato 5 anni e costato 120 milioni di euro.

La bioraffineria di Crescentino avrà una capacità produttiva di 40.000 tonnellate annue di bioetanolo, realizzato a partire da biomasse ligno-cellulosiche disponibili in filiera locale (nel raggio di 40 km) e non destinate al consumo alimentare.

“L’avvio dei lavori per la costruzione dell’impianto rappresenta per noi un importante traguardo e, allo stesso tempo, un nuovo inizio: si concretizza un progetto in cui abbiamo creduto e che consegna al nostro Gruppo e al Paese la leadership tecnologica nel settore dei biocarburanti di nuova generazione e della biochimica – ha sottolineato Vittorio Ghisolfi, presidente del Gruppo Mossi&Ghisolfi –. Il nostro impegno sul fronte della ricerca non si ferma qui. La prossima sfida è l’individuazione di innovative applicazioni della tecnologia Pro.E.Sa.Tm nel campo della chimica verde”.

Allo sviluppo del progetto hanno partecipato Enea, Politecnico di Torino, Regione Piemonte e Novozymes, società danese leader nel settore della bioenergia e nella fornitura di enzimi per la produzione di bioetanolo di I e II generazione.

L’ambiente
L’impianto avrà un impatto sull’ambiente contenuto grazie alle caratteristiche della biomassa selezionata per la produzione: la Arundo Donax – la comune canna di fosso – assicura una significativa capacità di sequestro di CO2 e cresce su terreni marginali, con basso consumo di acqua, fertilizzanti e territorio (grazie all’elevata resa per ettaro).
La parte non utilizzabile della materia prima vegetale – la lignina – sarà riutilizzata come combustibile per gli impianti di generazione elettrica: in questo modo, l’impianto funzionerà in totale autonomia energetica.

Il territorio
L’impianto sarà un’importante leva di sviluppo per il tessuto economico locale, su cui sorgerà un’innovativa esperienza di filiera agro-industriale. Partner importante in questo progetto è il settore agricolo, che potrà puntare sulla coltivazione di Arundo Donax – una pianta non infestante – per incrementare la redditività dei terreni marginali e improduttivi.

Il mercato
Secondo le direttive dell’Unione europea, entro il 2020, almeno il 10% dei combustibili per autotrazione dovrà provenire da fonti rinnovabili. Questa disposizione crea di fatto un mercato, che, nella sola Italia, si traduce in una domanda stimata pari a non meno di 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo.
La tecnologia Mossi&Ghisolfi è in grado di soddisfare questa esigenza: sarebbe sufficiente coltivare con Arundo Donax il solo 3% dei terreni abbandonati in Italia per centrare il traguardo del 2020.
Sotto il profilo della competitività di prezzo, inoltre, il bioetanolo di II generazione risulta più economico della benzina, con prezzi medi del greggio tra i 60 e i 70 dollari al barile.