"Un indebitamento che si attesta oltre i 37 miliardi di euro con sofferenze che confermano il grande e grave squilibrio tra nord e mezzogiorno: a fronte di percentuali di insolvibilità quasi inesistenti nel nord italia e di una media nazionale delle sofferenze attorno al 7%, il quadro che si registra al sud va dai 14 punti percentuali di Puglia, Calabria e Sicilia fino ai 20 della Sardegna; in buona sostanza c'è una forte esposizione dell'agricoltura rispetto al sistema creditizio, con una metà del paese che in qualche modo riesce a farvi fronte e un'altra metà ad un passo dal precipizio con la preoccupazione già manifestata dalla confederazione produttori agricoli che tutto ciò possa sfociare in terreno fertile per il malaffare e, segnatamente, per l'usura".

Lo ha detto Alessandro Ranaldi, vicepresidente vicario della Confederazione produttori agricoli (Copagri), in occasione del proseguimento dell'audizione in 9° Commissione del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'indebitamento delle aziende agricole.

"Riteniamo che il ruolo dell'Ismea resti fondamentale, ma intanto c'è un'emergenza da affrontare, prima che l'attuale gap di scelte politiche si trasformi in gap di competitività nel confronto tra le nostre aziende e quelle che, come in francia, potranno contare su un sostegno finanziario straordinario. Chiediamo – ha concluso il vicepresidente Copagri – uno scatto d'orgoglio delle istituzioni, per porre in essere concrete contromisure, a partire dalla sospensione delle riscossioni dei crediti, una ristrutturazione sul lunghissimo periodo delle passività e la garanzia statale su finanziamenti bancari a tassi agevolati".