In termini quantitativi la riduzione delle importazioni, unitamente al lieve incremento delle esportazioni ha riportato il disavanzo al di sotto delle 200 mila tonnellate, mentre in valore il deficit, attestato a 115 milioni di euro, si è praticamente dimezzato rispetto all’anno precedente ed ha segnato il livello più basso a partire dal 2000.
Sono i dati che emergono dallo scenario economico di Unaprol, diramati nel corso del dibattito “Creare valore, generare sviluppo” alla vigilia della XXXV assemblea generale del più grande consorzio di olivicoltori al mondo, che quest’anno si svolge per la prima volta in Veneto, a Castelnuovo del Garda.
“E nella patria dell’extra vergine e del primato delle Dop questi dati fotografano le grandi opportunità che potrebbero ancora svilupparsi nel settore degli oli extra vergine di oliva” sottolinea Massimo Gargano presidente di Unaprol, che rilancia la sfida di IOO%, italian olive oil. Il nuovo marchio dell’olio extra vergine di oliva di alta qualità italiana legato al territorio, alle tipicità del nostro sistema olivicolo. Un sorta di sistema di difesa immunitario della italianità e della qualità del prodotto che si è dato parametri analitici più restrittivi di quelli indicati dall’attuale normativa.
Dallo scenario emerge che il 2008 ha registrato una flessione degli approvvigionamenti italiani in tutti i segmenti del settore. L’olio di oliva nel suo complesso ha perso, ad esempio, il 6% in volume, seguito da un – 3% per quanto riguarda il segmento dell’extra e del vergine di oliva.
Positivo l’export. Nel 2008 abbiamo esportato 212 mila tonnellate in totale di oli vergini ed extra vergini di oliva, il 5% in più su base annua, a fronte di una significativa riduzione del lampante (-11%), cui si è aggiunta la forte flessione della domanda estera di olio di sansa (-17%).
Tra i principali Paesi che importano olio extra vergine di oliva dall’Italia si registrano al primo posto gli Stati Uniti. Aumentano le esportazioni verso il Regno Unito e la Francia; in flessione la domanda tedesca in volume (-4%). Quasi tutte di segno positivo, invece, le variazioni su base annua degli introiti. La flessione dei prezzi all’origine dell’olio italiano ha spostato la domanda estera sui prodotti qualitativamente superiori cambiando, di fatto, il paniere delle esportazioni.
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