I prezzi alti colpiranno principalmente le popolazioni povere e che soffrono la fame, soprattutto i consumatori poveri dei centri urbani e i produttori di generi non alimentari delle zone rurali dei paesi a basso reddito. Occorre, secondo il rapporto, mobilitare con urgenza gli aiuti umanitari per fronteggiare questa drammatica situazione, ma per trovare soluzioni sostenibili ed evitare che in futuro si verifichino casi simili, l'enfasi in questi paesi deve essere posta sull'incremento della produzione agricola e della produttività, ed anche sulla crescita e sul generale sviluppo economico.
'La risposta agli aumenti dei prezzi non è il protezionismo ma al contrario l'apertura dei mercati agricoli, e la liberazione della capacità produttiva degli agricoltori, che hanno più volte dimostrato di saper rispondere agli incentivi di mercato', ha affermato il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría, in occasione del lancio del rapporto a Parigi. 'I governi possono fare di più per promuovere la crescita e lo sviluppo dei paesi poveri, così da migliorare il potere d'acquisto dei consumatori più vulnerabili'. I prezzi delle derrate ed il loro impatto sull'economia mondiale sarà una delle questioni all'ordine del giorno del Consiglio ministeriale dell'Ocse che si riunirà a Parigi dal 4 al 5 giugno 2008. Inoltre, nel vertice della Fao (3-5 giugno) leader di tutto il mondo, compresi molti capi di stato e di governo, discuteranno delle politiche e delle strategie più idonee per migliorare e garantire la sicurezza alimentare a livello mondiale e rilanciare l’agricoltura nelle comunità rurali dei paesi in via di sviluppo.
'E' necessario che la comunità internazionale intervenga urgentemente con un'azione coerente per affrontare l'impatto dei prezzi alti sulle popolazioni povere e che soffrono la fame', ha affermato Jacques Diouf, direttore generale della Fao alla conferenza stampa di Parigi. 'Oggi sono circa 862 milioni le persone che soffrono la fame e la malnutrizione, questo evidenzia la necessità di reinvestire in agricoltura, che deve essere rimessa all’ordine del giorno dell'agenda politica mondiale per lo sviluppo'. Raffrontando le medie del prossimo decennio con quelle degli ultimi dieci anni, si prevede secondo il rapporto che i prezzi reali (vale a dire prezzi nominali corretti con l'inflazione) aumenteranno da un minimo del 10% per il riso e lo zucchero, al 20 % per il grano, a circa il 30% per il burro, i cereali minori ed i semi oleosi, sino ad oltre il 50% per gli oli vegetali. I prezzi potrebbero anche diventare più volatili a causa del basso livello degli stock e perché parte della domanda di prodotti agricoli sarà meno reattiva ai cambiamenti dei prezzi.
Per il 2017 si prevede che i prezzi alti porteranno benefici alla maggior parte delle attività commerciali agricole sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati. Tuttavia molti agricoltori dei paesi in via di sviluppo non hanno accesso mercato e dunque non potranno cogliere alcuna opportunità dai previsti aumenti. I mercati cerealicoli rimarranno in tensione poiché è improbabile che le scorte ritornino ai livelli del decennio scorso. Il consumo di oli vegetali, sia dalla produzione di semi oleosi che di palma, cresceranno più velocemente di tutte le altre produzioni nei prossimi 10 anni. La crescita è alimentata sia dalla domanda di cibo che di biocombustibili. L'esportazione di carne in Brasile si prevede crescerà del 30% per il 2017.
Per avere copia del compendio del rapporto Ocse/Fao 'Agricultural Outlook 2008-2017' contattare Luisa Costanza, Ufficio stampa Ocse, via e-mail: luisa.constanza@oecd.org oppure telefonicamente al numero +00 331 4524 9700.