Si tratta di un passaggio fondamentale che permetterà ora l'attivazione delle procedure operative con le autorità cinesi per l'effettiva apertura del mercato alle carni suine fresche e ai prodotti a breve stagionatura.
L'esportazione di questi prodotti, infatti, era ostacolata dal fatto che l'Italia fosse considerata non indenne dalla malattia vescicolare. Questo, sebbene il problema sia molto marginale e limitato a due sole Regioni.
Dopo oltre dieci anni di trattative finalizzate ad ottenere dalle autorità cinesi l'ampliamento dei prodotti esportabili dall'Italia, nel 2013 Assica ha prospettato al ministero della Salute la possibilità di proporre alle autorità cinesi un'apertura alle sole Regioni sulle quali le autorità americane avevano già condotto una valutazione del rischio favorevole.
L'idea si è rivelata vincente e, grazie all'invio di copiosi dossier tecnico-sanitari da parte del ministero della Salute, allo svolgimento di numerose missioni in Cina da parte dei più alti livelli tecnici e istituzionali per incontrare i vertici delle autorità sanitarie cinesi, dell'incoming in Italia di delegazioni di Aqsiq e del ministero dell'Agricoltura cinesi e, non ultimo, all'impegno di Assica, si è finalmente raggiunto un obiettivo di primaria importanza strategica per lo sviluppo futuro del nostro settore.
"Il raggiungimento di questo fondamentale risultato è stato possibile grazie all'incisiva azione posta in essere da Assica presso le nostre autorità, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali. La direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione e la direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute, lo stesso ministro Beatrice Lorenzin, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e la nostra rappresentanza diplomatica a Pechino, hanno lavorato intensamente e in maniera sinergica per il perseguimento di un obiettivo di grande rilevanza" ha affermato il presidente di Assica Nicola Levoni.
Scenario economico
L'apertura della Cina alle nostre esportazioni di carni suine, grassi e frattaglie, sebbene limitata alla sola macroregione del Nord, rappresenta una grande opportunità, e potrebbe generare già nella fase iniziale un fatturato export pari a 50 milioni di euro, permettendo al nostro paese di recuperare posizioni importanti rispetto ai principali competitor europei.
Se consideriamo il mercato dell'Unione europea nei primi sette mesi del 2016, le esportazioni di suini vivi, carni suine fresche e congelate, frattaglie e prodotti a base di carne suina, hanno raggiunto la cifra record di 2,4 milioni di tonnellate per un valore di circa 4,4 miliardi di euro, con un incremento in volume e valore del 36,7% rispetto allo stesso periodo del 2015.
A determinare questo incremento è stata essenzialmente la domanda cinese, balzata a 1,157 milioni di tonnellate, dalle 561mila tonnellate del periodo gennaio-luglio 2015 con un incremento del 106,3% per un valore di 1,7 miliardi di euro (+123%).
Sull'argomento è intervenuto anche il ministro alle Politiche agricole, il quale ha affermato: "Abbiamo ottenuto un risultato molto importante a tutela della nostra suinicoltura, sul quale abbiamo lavorato intensamente negli ultimi mesi in sinergia con il ministero della Salute e con l'ambasciata italiana in Cina. E' fondamentale ora entrare presto nella fase operativa e aprire definitivamente il mercato.
Andiamo così ad aggiungere un tassello fondamentale al piano strategico che abbiamo messo in campo per sostenere con forza le esportazioni dei nostri prodotti in mercati cruciali come quello cinese. Basti pensare che negli ultimi anni le esportazioni italiane in Cina hanno superato i 350 milioni di euro, confermando anche un crescente interesse per il made in Italy agroalimentare".
"Il superamento del blocco delle carni suine - ha continuato Martina - è dunque un passo in avanti decisivo, insieme ad altri negoziati che abbiamo concluso su olio d'oliva e agrumi e al progetto '10+10', con il quale abbiamo registrato 10 Indicazioni geografiche cinesi in Europa e 10 Ig europee in Cina, tra le quali i nostri Grana Padano e Prosciutto di Parma".