I produttori francesi di conigli sembrano molto “generosi” nei confronti dei grossisti italiani, ai quali offrono conigli ad un prezzo inferiore a quello praticato sul mercato francese. In questo momento un coniglio macellato in Francia vale all’ ingrosso euro 4/kg, mentre in Italia viene esportato a metà prezzo contro le regole del mercato unico. Ma nessun macellatore italiano è in grado paradossalmente di portare i conigli italiani in Francia, dove le condizioni sono più convenienti. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario Cun (Commissione unica nazionale).
La coniglicoltura in Italia
In Italia si producono e consumano circa 500 mila quintali di carne di coniglio all’ anno. Importare 15 mila quintali dalla Francia non sono tanti, solo il 3%, ma rappresentano la quantità necessaria a turbare il mercato italiano e a mettere in ginocchio i produttori italiani, anno dopo anno, senza che mai fino ad ora nessun macellatore italiano abbia denunciato i comportamenti scorretti presso le Autorità competenti. Anzi forse ad alcuni grossi macellatori presenti in Cun questo stato di cose fa pure comodo per agevolare ulteriormente la deriva monopolizzante in atto anche nel connesso mercato dei mangimi. Infatti, sembra che non abbiano accettato di congelare una quota dei propri conigli per sterilizzare l’ effetto turbativo francese.
Come “funziona”
Il meccanismo in atto è semplice. Secondo Anlac, basta un fax di offerta di un grossista-importatore ad euro 2,60/kg inviato in giro per l’ Italia ed il gioco di alterare le quotazioni è presto fatto. “I grossi macellatori, abusando del loro potere di mercato - fa notare l’ anlac - a quel punto simulano un eccesso di offerta estera, abbassano i prezzi del macellato, rallentano il ritiro del vivo dagli allevatori facendo credere un calo dei consumi, costringono alcuni piccoli macelli, e macellatori senza macello del Nord, a fare altrettanto pagando sotto il prezzo Cun, così gli allevatori sono “obbligati” a maggioranza ad accettare riduzioni di prezzo all’ origine dentro la Commissione prezzi nazionale. Nessuno - prosegue il presidente - sospetta che sia una manovra orchestrata, con effetti restrittivi sulla concorrenza, tutti immaginano che sia normale avere prezzi competitivi a causa delle importazioni con le quali occorre confrontarsi”.
I dubbi
Ma chi analizza le dinamiche distorsive che si nascondono nel mercato comune? Poiché si può dubitare che i francesi che producono e vendono conigli per ottenere un profitto siano generosi oppure irrazionali, ci si può domandare perché costoro si comportino in questo modo?
La struttura dell’ offerta - evidenzia anlac - in Francia è fortemente concentrata nelle mani di un grosso gruppo che da solo macella circa 400 mila conigli a settimana su 600 mila (66% di quota di mercato). La domanda di acquisto in Francia si contrae nel tempo, contrariamente all’ Italia dove i consumi sono stabili. Questo grande macellatore europeo che si rivolge essenzialmente a più mercati diversi (la Francia, in volume, è il secondo esportatore nel mondo; in valore è al primo posto) ha capito che vendere allo stesso prezzo tutto ciò che produce non è il modo migliore di vendere il suo prodotto. Specie quando le curve di domanda sono diverse tra paesi.
La denuncia di Anlac
“Il gruppo francese - aggiunge De Bonis - proprio come un monopolista, ottiene il ricavo totale più alto da ciò che produce quando fa pagare per lo stesso coniglio prezzi diversi a clienti che hanno una domanda diversa, distribuendo le vendite tra i vari mercati in modo da avere lo stesso ricavo marginale. Questo comportamento della Francia di svendere il suo surplus non è corretto - sottolinea - si tratta di una pratica discriminante dei prezzi, vietata dal diritto europeo, perché altera il commercio tra Stati membri e favorisce pratiche monopolizzanti, contrarie al mercato comune”.
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Fonte: Anlac - Associazione nazionale liberi allevatori di conigli