Le trattative odierne a Milano, fra la rappresentanza agricola e quella industriale di Assolatte e delle società in mano alla famiglia francese Besnier (Parmalat, Lactalis, presso la cui sede si è svolto l’incontro, e Italatte), si sono interrotte.
Non si è trovato un accordo, chiaramente, e l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ribadisce la disponibilità della Regione a convocare un nuovo tavolo già il prossimo lunedì. Tutto ciò “nel rispetto della volontà delle parti. Attendiamo questi due giorni di riflessione e vediamo, perché allo stato dell’arte le posizioni, seppure piuttosto vicine, sono differenti, anche all’interno dello stesso mondo agricolo”.
Insomma, mancherebbe un soffio, ma ancora la partita deve chiudersi e il risultato non è affatto scontato.
“Speriamo che si raggiunga al più presto un accordo – afferma Fava – anche se, pare di capire, il negoziato non sarà facile sia per la resistenza della parte industriale che per alcune sfumature che dividono i rappresentanti dei produttori. La Regione Lombardia oggi non ha partecipato al tavolo e rispetta l’indipendenza decisionale, pur rendendosi disponibile a favorire un’intesa che porterebbe maggiore tranquillità al mercato”.
La mancanza di un contratto penalizza, in modo particolare, la controparte più “debole”, che sono gli allevatori.
“Non vogliamo forzare la mano – dichiara l’assessore Fava – ma è chiaro che se non vi sarà alcuna disponibilità a convocare il tavolo per lunedì, ognuno sarà libero di prendere le proprie contromisure, compresa la Regione Lombardia”.
Chi spinge per raggiungere un accordo è la Confagricoltura. Il presidente di Palazzo Della Valle, Mario Guidi, spiega che “il mondo produttivo aspetta la fissazione di un prezzo certo e remunerativo, ancor più per il continuo aumento dei costi dei mezzi di produzione”.
Secondo il numero uno di Confagri, “le posizioni tra le parti si sono decisamente avvicinate; auspico che il mondo industriale faccia un ulteriore sforzo, con senso di responsabilità, per chiudere questo negoziato”. E il vicepresidente nazionale con delega alla zootecnia, il cremonese Antonio Piva, rilancia: “Ci sono tutti i presupposti per trovare l’accordo entro la settimana prossima e definire il contratto”.
La definizione di un prezzo del latte alla stalla in Lombardia – dove si produce oltre il 40% del latte nazionale - è estremamente importante per la filiera lattiero casearia italiana, dal momento che il valore che verrà stabilito costituirà un riferimento per le altre regioni italiane.
Critica la posizione di Franco Verrascina, presidente nazionale di Copagri. “L’accordo doveva essere chiuso entro oggi, mentre questo non è avvenuto – afferma Verrascina -. Ogni giorno che passa senza garanzie sulla fissazione del prezzo sia controproducente per l’intera filiera e lasci il settore lattiero in uno stato di incertezza che aggrava il già critico quadro nel quale lo stesso è costretto a muovere. Queste chiusure non servono a nessuno”.
Ed è intransigente anche la posizione di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia, che ribadisce la volontà di manifestare all’interno dei supermercati, come annunciato qualche giorno fa.
“Attendiamo le autorizzazioni, ma se la situazione non si sblocca – avverte – la linea sarà quella dura”.
Quanto alla convocazione del tavolo per lunedì della prossima settimana, Prandini lancia un aut-aut. “Non tornerò al tavolo se prima non avrò una rassicurazione in ordine alle cifre oggetto di trattativa – garantisce -. I produttori si siederanno solo se è ben chiaro di cosa si parla e da quali valutazioni si parte. Nel caso, va bene anche un’indicazione mediata da figure istituzionali. Altrimenti, non mi ripresenterò”.