Dalla Sardegna la crisi degli allevamenti ovini si è allargata alla Toscana e al Lazio, dove sono naufragate le intese fra industrie e allevatori per fissare il prezzo del latte ovino. Forte la delusione degli allevatori toscani che grazie alla mediazione della Regione Toscana avevano raggiunto un accordo per fissare a 0,85 centesimi il prezzo sino al 31 dicembre di quest'anno. Il tavolo delle trattative che avrebbe dovuto predisporre il rinnovo dell'accordo per il prossimo anno si è subito chiuso con un nulla di fatto. La proposta degli allevatori di portare il prezzo a quota 90-95 centesimi al litro, adeguandolo all'aumento dei costi ed al miglioramento della qualità, è stata rigettata dalla parte industriale, che al contrario ha messo sul tavolo la richiesta di una riduzione a 80 centesimi, Iva compresa. “La volontà di arrivare ad un accordo - afferma Fausto Ligas, capo delegazione Coldiretti Toscana - non c'è mai stata. Non tengono - ha proseguito Ligas - né alla toscanità né a garantirla ai consumatori.

 

Il Lazio come la Toscana

Situazione difficile anche nel Lazio dove le trattative sul rinnovo del prezzo si sono interrotte nonostante la mediazione della Regione Lazio e l'impegno dell'assessore regionale all'Agricoltura, Angela Birindelli, che aveva dato disponibilità a mettere a disposizione importanti risorse per tutti i protagonisti della filiera. Le richieste degli allevatori anche in questo caso puntavano a raggiungere un prezzo di almeno 90-95 centesimi al litro e parametri premianti la qualità. La rottura delle trattative, che ormai si ritenevano prossime ad una conclusione positiva dopo due mesi di lavoro, è stata commentata con rammarico da parte del presidente della Coldiretti del Lazio, Massimo Gargano, che ha definito come “inspiegabile e clamoroso il passo indietro della parte industriale”.

 

Pronti alla protesta

Gli allevatori del Lazio e della Toscana minacciano ora di scendere in piazza per protestare contro la posizione delle industrie di trasformazione che non accogliendo le richieste di adeguamento del prezzo stanno mettendo in forse la sopravvivenza del settore. Nel solo Lazio si contavano a inizio anno 10mila aziende in attività, ma a distanza di 12 mesi se contano già mille in meno. Tante sono infatti quelle che la crisi del settore ha costretto alla chiusura.