Contrastare ogni tentativo di aggirare il divieto di impiego delle gabbie nell'allevamento delle galline ovaiole, divieto che scatterà con il primo gennaio del 2012, dunque fra 12 mesi. Questa la risoluzione adottata il 16 dicembre dal Parlamento europeo che blocca ogni speranza residua di una proroga alla direttiva 1999/74/CE con la quale oltre 10 dieci anni fa si decise di intervenire sul benessere delle galline ovaiole. La scadenza del gennaio 2012 è dunque nota da tempo, ma molti sono gli allevamenti che ancora devono mettersi in regola. Se ne è parlato recentemente anche su Agronotizie ricordando che solo un terzo delle imprese avicole si è aggiornata alle regole del Decreto Legislativo 267/03 con il quale l'Italia ha recepito la direttiva comunitaria.

Gli allevamenti hanno ora a disposizione poco tempo e la decisione di non ammettere proroghe (sottoscritta da 459 deputati, contro 32 contrari e 17 astenuti ) toglie ogni speranza di una dilazione dei termini. Nel prendere questa decisione gli europarlamentari hanno anche chiesto agli Stati membri di adottare sanzioni per chi non si metterà in regola. L'obiettivo è quello di tutelare il benessere delle ovaiole che è alla base della normativa, ma si vuole anche evitare una distorsione della concorrenza da parte di quegli allevatori che ignorando le normative comunitarie tentano di  evitare gli investimenti necessari all'aggiornamento dei sistemi di allevamento. E come deterrente si chiede alla Commissione di presentare, entro il 31 dicembre del 2011, un elenco dei produttori di uova, dei trasformatori e dei commercianti in difetto rispetto agli obblighi di legge.

 

La situazione

Nella Ue, stando alle valutazioni del Parlamento europeo, il 38% della produzione di uova si realizza ancora con i sistemi di allevamento tradizionali e dunque con il ricorso alle gabbie, fuori legge dal primo gennaio 2012. Un problema che si tende a sottovalutare e che al contrario andava affrontato per tempo, come ha denunciato anche Paolo De Castro in occasione della presentazione del rapporto sull'anno di attività come presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue. L'Italia, ha ricordato De Castro, mostra una tendenza al rinvio come regola, un'anomalia che si paga con l'aumento dei costi reali e la riduzione dello spazio di mercato. A proposito delle norme sul benessere delle galline ovaiole ha definito come “clamorosa” la non applicazione di una legge la cui entrata in vigore è stata annunciata ben 11 anni fa.

 

Clemenza per i ritardatari

Intanto si fa avanti una proposta di buon senso, giudicata positivamente anche dagli eurodeputati, per trovare una soluzione che salvaguardi gli allevamenti che pur avendo iniziato l'aggiornamento delle attrezzature non abbiano completato i lavori entro il primo gennaio del 2012. In Spagna e Portogallo ci si è già mossi in questa direzione e ci si augura che anche in Italia si adotti un'analoga soluzione. Sempre che gli allevamenti non si facciano cogliere impreparati. Già quest'anno la produzione di uova, secondo le analisi di Una, registra una flessione del 2,3%. Una tendenza che si spera non venga accentuata dall'entrata in vigore delle nuove norme.