Sono tutti positivi i numeri dell'avicoltura italiana. E' aumentata la produzione di carni avicole e quella di uova e sono aumentati anche i consumi che per le carni di pollame hanno raggiunto quota 18,88 kg procapite. E' quanto emerge dai dati diffusi da Una (Unione nazionale dell'avicoltura) sulla situazione del settore avicolo a fine 2008, anno nel quale è stato raggiunto un fatturato di 5.300 milioni di euro, confermando così la ripresa iniziata nel 2007, all'indomani del timore (anche quello infondato) dell'influenza aviare. Commentando i dati produttivi del 2008, il presidente di Una, Aldo Muraro, ha ricordato l'impegno del settore in difesa della qualità e della sicurezza, un impegno che il consumatore ha percepito ed ha dimostrato, con i suoi acquisti, di apprezzare.

Più in dettaglio, il 2008 si è chiuso per l'avicoltura italiana con una produzione di 1,17 milioni di tonnellate di carni di pollame (+4,5% rispetto al 2007) che hanno completamente soddisfatto il fabbisogno interno, pari a 1,09 milioni di tonnellate (con un incremento del 4,7% rispetto al 2007). I dati sui consumi evidenziano la netta preferenza per la carne di pollo (11,77 kg per abitante), seguita dal tacchino (4,31 kg procapite). Come intuibile sono le presentazioni in porzionati e pronti a cuocere quelle che riscuotono il maggior successo, preferite di gran lunga rispetto al prodotto intero.

Anche per la produzione di uova il 2008 si è chiuso con numeri sostanzialmente positivi, facendo registrare un lieve aumento della produzione che ora sfiora quota 13 miliardi (+0,94%) e una modesta flessione dei consumi (-0,2%). Delle 224 uova procapite consumate ogni anno circa 150 sono acquistate per il consumo diretto, confermando l’apprezzamento per un prodotto versatile oltre che dalle ottime caratteristiche nutritive. La rimanente quota è consumata sotto forma di paste o dolci e altri prodotti contenenti fra i loro ingredienti anche le uova.

 

Qualche ombra

Non solo luci, ma anche qualche ombra sul bilancio 2008 dell’avicoltura italiana, a causa dell’aumento dei costi di produzione, in particolare quelli dell’alimentazione degli animali. Le tensioni sui mercati internazionali di soia e cereali, che rappresentano la base della dieta alimentare delle specie avicole, hanno fatto crescere e di molto i costi di alimentazione degli animali, mentre i prezzi della carne sono rimasti fermi, erodendo i margini di allevatori e industrie di trasformazione. A questo proposito le elaborazioni di Una hanno evidenziato come dall’inizio del terzo millennio ad oggi il fatturato del settore, al netto dell’inflazione, sia rimasto sostanzialmente invariato. Il pollame e le uova continuano cioè a pesare sulla spesa alimentare degli italiani quanto nell’anno 2000.

 

Un po’ di ottimismo

Per il 2009 dall’osservatorio di Una si prevede di mantenere le quote produttive raggiunte, mentre si sono in parte allentate le tensioni sui mercati delle materie prime per l’alimentazione animale. Difficile prevedere se questo trend potrà mantenersi e se di conseguenza i costi di produzione potranno fermarsi o persino scendere. In ogni caso i segnali per guardare con ottimismo al futuro del settore avicolo ci sono.