L'allarme (falso) dell'influenza aviare e la conseguente crisi (vera) del mercato è ormai solo un ricordo. Il settore avicolo gode di buona salute e continua a macinare risultati positivi. Dopo le ottime performance del 2007 che hanno visto incrementare i consumi di carni avicole del 5,7% (1,046 milioni di tonn.) mentre la produzione saliva del 7,1% (1,12 milioni di tonn.), anche il 2008 potrà essere archiviato come un anno dai numeri positivi. Nei 12 mesi passati la produzione è cresciuta del 4,5% e i consumi sono saliti del 5,2% (circa 19 kg pro-capite). A fare il punto della situazione è il presidente dell'Una (Unione nazionale dell'avicoltura) Aldo Muraro, in occasione dell'iniziativa “sapori con le ali” che ha preso il via in questi giorni. Grazie alla collaborazione con i “Jeunes Restaurateurs d'Europe” (Jre) è stata lanciata una sfida culturale oltre che professionale, il cui obiettivo è dimostrare che le carni avicole possono figurare a pieno titolo nell'alta cucina.

 

Aggiungi un posto a tavola

Seguendo questo filo conduttore, i ristoratori che aderiscono a Jre presenteranno nei loro menu una ricetta a base di carni avicole, frutto della loro professionalità e del loro estro creativo di fronte ai fornelli. Questa è solo l'ultima in ordine di tempo fra le iniziative promozionali a favore delle carni avicole che all'insegna dello slogan “aggiungi un posto a tavola”, ha visto impegnata Una, con il sostegno dell'Unione europea e dello Stato italiano, per riconquistare le preferenze e la fiducia dei consumatori. I risultati, come visto, sono positivi e il merito non può essere ascritto solo alle campagne promozionali, ma va attribuito per la maggior parte all’indiscussa qualità e sicurezza delle produzioni avicole. A questo proposito il settore avicolo ha salutato con favore la decisione dell'Unione europea di non consentire nei macelli avicoli il lavaggio e la disinfezione con soluzioni clorate. L'argomento era divenuto di attualità qualche mese addietro per dare possibilità ai prodotti avicoli Usa (disinfettati con questo metodo) di essere importati in Europa. La ferma opposizione dei produttori e le perplessità del mondo scientifico sono state accolte dal legislatore europeo con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Ue, avvenuta il 13 febbraio, della Decisione del Consiglio con la quale è esclusa la possibilità di impiegare soluzione clorate per la disinfezione delle carcasse di pollame. L'utilizzazione di queste sostanze antimicrobiche non avrebbe infatti ridotto il numero di infezioni da listeria, salmonella e altri batteri, mentre rappresenta un rischio per la tutela della salute umana e dell’ambiente.

 

Conigli in difficoltà

Con questa decisione viene dunque esclusa la minaccia alla qualità delle produzioni avicole, che possono così continuare nella conquista di nuovi spazi nelle preferenze dei consumatori. Ancora difficoltà, invece, si registrano nel comparto cunicolo, che può vantare standard qualitativi altrettanto elevati, ma che si scontra con un mercato avaro di soddisfazioni. Dopo che negli ultimi mesi del 2008 il prezzo di mercato aveva finalmente fatto sperare in una ripresa, già questi primi giorni del 2009 sembrano anticipare una pericolosa inversione di tendenza. Il prezzo all'origine è tornato sotto quota due euro e la flessione non accenna a fermarsi. Fra i produttori si agita il fantasma di un ripetersi, a soli quattro mesi dalla precedente, di una crisi con prezzi al di sotto dei costi di produzione. Il settore, già provato dalle recenti difficoltà, potrebbe uscirne decimato. Una preoccupazione che ha spinto l'Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli) a lanciare “un appello a tutti gli assessori per difendere con forza e in modo unitario un settore che rischia di scomparire, nell’indifferenza del legislatore”. Queste le dichiarazioni che il presidente dell’Anlac, Saverio De Bonis, ha affidato a un comunicato stampa per denunciare la difficile situazione del settore, soprattutto in Campania. In questa Regione, infatti, esistevano sino a pochi anni fa migliaia di imprese, oggi ridotte a qualche centinaio e costrette ad affrontare una crisi “anomala”, con gravi ripercussioni per gli allevatori e per l’occupazione. Da queste motivazioni arriva l’ennesima richiesta alla Regione Campania, come già avvenuto per altre Regioni italiane, per l’attivazione dello stato di crisi del settore.

Sui problemi del settore cunicolo è intervenuta anche Confagricoltura con la sollecitazione ad attuare quanto deciso a fine 2008 in occasione del “Tavolo Cunicolo” convocato dal ministero dell’Agricoltura e in particolare a dare avvio all’etichettatura del prodotto, in modo da renderne nota l’origine e consentirne la tracciabilità. Al contempo figurano nelle richieste di Confagricoltura la definizione di un piano di settore che metta a punto gli interventi necessari e gli strumenti per un rilancio. Rilancio che potrà avvenire, questa la nostra opinione, se il settore sarà capace di uscire dalle troppe divisioni che lo hanno sin qui animato. Non importa quale sarà la sigla capace di realizzare questa “rivoluzione”. L’importante è che avvenga.