L'export di cereali e derivati corre più veloce dell'import in termini percentuali, ma in termini quantitativi e valore il divario è notevole, tanto che il deficit della bilancia commerciale cerealicola si è aggravato: secondo i dati Anacer, in riferimento al periodo gennaio-luglio, considerati l'esborso in valuta e gli introiti di fatturato da estero, il saldo valutario netto è stato pari a -1.985,00 milioni di euro, contro i -1.480,2 milioni dello stesso periodo 2021.

 

Analizzando i dati, sul fronte dell'import, l'aumento è risultato di 406mila tonnellate (+5,5%), di cui +478mila tonnellate di granturco (+15%), 338mila tonnellate di grano tenero (+14%), +126mila tonnellate di orzo (+50%) e +25mila tonnellate di altri cereali (+20%). In netto calo invece gli arrivi di grano duro (-571mila tonnellate, pari a -39%). Cresce di 120mila tonnellate il riso (+78%), oltre ai prodotti trasformati (+10%), i mangimi (+7,4%), la crusca (+16%) e le farine proteiche vegetali (+3,2%), mentre si riducono del 4,1% gli arrivi di semi e frutti oleosi (-72mila tonnellate).

 

In merito all'export, volano sia i dati delle quantità (+15,9%) che dei valori (+43,1%). Crescono le vendite di cereali in granella (+197mila tonnellate, in particolare grano duro), la pasta alimentare (+8,2%, pari a 95.400 tonnellate), la farina di grano tenero (+32%), i prodotti trasformati (+7,2%), i mangimi a base di cereali (8,3%) e riso (+7,8%).