Dopo un gennaio partito con fiducia, peggiora il saldo della bilancia commerciale cerealicola italiana. Le importazioni, nei primi due mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo 2020, nonostante la riduzione delle quantità movimentate, hanno registrato una crescita di 2,1 milioni di euro in valore, con un esborso passato dai 982,4 milioni di euro del 2020 ai 984,5 milioni di euro di quest'anno. Il peggioramento del deficit, seppure abbastanza contenuto, è dato dal calo in quantità e in valore dell'export, passato dai 637 milioni di euro del 2020 ai 623,5 milioni di quest'anno, portando così il saldo negativo della bilancia cerealicola dai 345,3 milioni di euro del 2020 ai 361 milioni del bimestre gennaio-febbraio 2021.

Andando nel dettaglio, l'import di cereali in granella è calato di 340mila tonnellate (-14%), dovuto ai minor quantitativi richiesti di grano duro (-175mila tonnellate) e di grano tenero (-132mila tonnellate). Riduzione anche per le farine proteiche vegetali (-51mila tonnellate, -12,7%), mentre crescono i semi e frutti oleosi (+40.800 tonnellate) e riso (9.500 tonnellate).

Sul fronte delle esportazioni, la riduzione complessiva riguarda le minori vendite all'estero di prodotti trasformati (-78mila tonnellate) e della pasta alimentare (-25.300 tonnellate). Crescono le esportazioni di cereali in granella (+25.800 tonnellate) e di semola di grano duro (+4.400 tonnellate).

La lettura di questi dati, pubblicati da Anacer, anche a seguito della situazione della filiera cerealicola e della pasta mostrata nei dati di Areté durante i Durum Days 2021, è la normalizzazione di un mercato esploso nei primi mesi della pandemia, dove hanno tirato, sia in Italia che all'estero, produzione e acquisti di pasta e prodotti trasformati. Il graduale ritorno alla normalità vede così tornare ad alleggerirsi la pressione sui mercati e sugli scambi commerciali.