In tempo di guerra anche gli articoli si devono adattare: concisi, facilmente comprensibili e, soprattutto quelli di una rubrica di carattere commerciale, per fornire consigli per superare la crisi.

 

Il nostro bollettino di guerra inizia con la tabella che illustra l'aumento del costo delle unità fertilizzanti (stima SILC al dettaglio).

 

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Facile verificare che tutte le variazioni costo nell'ultimo mese sono enormemente in crescita ed è utile andare a riguardare la stessa tabella pubblicata in febbraio, per accorgersi che, rispetto alla fine del 2021, i prezzi degli azotati in febbraio erano addirittura in una fase cedente. In quell'occasione consigliavamo di acquistare e di farlo in fretta: non sapevamo ovviamente di quello che sarebbe successo nel giro di qualche giorno ma, in ogni caso, scoraggiavamo l'acquisto dell'ultimo minuto in quanto troppo pericoloso.

 

Purtroppo la realtà è stata più dura del peggior scenario da noi prospettato e, seppur ormai troppo tardi, qualcosa da fare potrebbe ancora esserci.
Il tema più caldo è quello dell'azoto, è bene che si sappia che non ci sono gravissimi problemi di disponibilità e che si tratta, quasi sempre, solo di una questione di prezzo. Quanti agricoltori se la sentiranno di pagare l'urea più di 12 euro/kg è difficile saperlo, inevitabilmente ne compreranno meno ma non dimentichiamo che ci sono modi per usarla con più efficienza. In primo luogo tutti gli inibitori noti (nitrificazione ed ureasi) così come i polimeri di ricopertura per la lenta cessione ma ci sono altri "strumenti" che, seppur fuori dai binari della normativa, possono rallentare sia il rilascio dei nutrienti sia la volatilizzazione dell'ammoniaca. In India, ad esempio, si fa un largo uso di urea trattata col Neem e si è notata una riduzione del 10% dei consumi a parità di rese, ci sono poi uree rivestite con altre sostanze, come lo zolfo o la zeolite, che svolgono un'azione meccanica di protezione. Come poi suggerito a livello Ue per la riduzione in generale degli inquinanti atmosferici, basta procedere all'interramento dell'urea oppure a un'irrigazione subito dopo lo spandimento, per abbassare notevolmente le perdite per volatilizzazione. 


I prezzi sono fuori controllo anche per i nitrati che sono di prevalente produzione nazionale e sono tra i concimi che richiedono molta energia per la loro fabbricazione. Il costo dell'unità fertilizzante di questa famiglia è sempre stato superiore a quello dell'urea ma, in queste settimane, è facile verificare (anche dalla tabella) che la differenza è ulteriormente cresciuta. Confidiamo nel fatto che i lettori abbiano seguito i nostri consigli e che si siano approvvigionati di nitrati ben prima dell'inizio della crisi anche per i secondi interventi sui grani. Chiudiamo con un cenno ai prodotti speciali che migliorano l'efficienza di assorbimento e che, addirittura, aiutano la pianta ad assorbire l'azoto atmosferico.

 

Passiamo al fosforo per segnalare che buona parte dell'aumento prezzo ha origine dalla materia prima comune a tutta la famiglia: la roccia fosfatica, i cui valori erano già notevolmente aumentati prima del conflitto. Bisogna considerare poi che le sanzioni verso la Russia hanno peggiorato le cose perché da quella nazione venivano esportati ingenti quantità di concimi NP tipo i fosfati biammonico e monoammonico. L'Italia produce concimi fosfatici e, per questo motivo, per diverse settimane i prezzi nazionali sono stati molto più bassi rispetto a quelli di altri Paesi, oggi è difficile fare buoni affari anche perché le materie prime per le nuove produzioni (acidi, zolfo, ammoniaca, ecc.) sono state acquistate a prezzi enormemente più elevati.

 

Estremamente critica è la situazione dei concimi potassici, in molti casi non sarà una questione di prezzo ma proprio di reperibilità. Russia e Bielorussia giocavano un ruolo importante ed erano già state penalizzate sia dagli Usa sia dalla Ue ben prima dell'inizio delle ostilità. Non sappiamo a quanto sia servito il nostro invito a fare scorte di questi prodotti quando la differenza prezzo tra Italia e resto d'Europa era nell'ordine dei 100-150 euro/tonnellata, ormai è troppo tardi e forse c'è spazio solo per prodotti alternativi ai classici cloruro e solfato di potassio.

 

Ci sembra di voler girare il coltello nella piaga ma, anche per i concimi composti, da mesi andavamo dicendo che i prezzi erano convenienti se raffrontati con quelli delle materie prime costituenti e che valeva la pena dirottare su questi se non si trovavano i semplici. Oggi la maggior parte degli NPK costa tra i 700 ed i 900 euro/tonnellata e solo gli organo-minerali (per quanto anch'essi difficili da reperire) costano meno solo perché i contenuti di elementi nutritivi sono spesso più bassi. Ancora una volta l'invito è quello di valutare con attenzione le proposte sul mercato per evitare frodi e raggiri e, in ogni caso, per fare bene i conti del costo dell'unità fertilizzante, casomai utilizzando la tabella qui sopra come termine di confronto per fare la semplice somma di nutritivi di un NPK (minerale o a base organica).

 

In questa fase tutti gli operatori vivono alla giornata ma è anche vero che nel momento di crisi si misura lo spirito imprenditoriale, dal produttore all'utilizzatore finale, dall'importatore al distributore di mezzi tecnici, forse è il caso di anticipare gli eventi rischiando anche in prima persona. 


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Con cadenza quindicinale, AgroNotizie ospita un commento sul mercato dei concimi di largo consumo in collaborazione con SILC Fertilizzanti di Ravenna e, in particolare, con "SILC Informa".
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