L'azienda veronese presenterà il nuovo prodotto al New Ag International conference and exhibition di Berlino, al via il prossimo 15 marzo.
Quik-Link, secondo quanto spiega proprio Italpollina, è un biostimolante liquido arricchito di oligoelementi e composti organici (aminoacidi, peptidi di origine vegetale), capace di stimolare la crescita radicale, grazie alla presenza del Root hair promoting peptide (un peptide identificato all'interno dei laboratori di ricerca dell'azienda), ma anche di migliorare la tolleranza della pianta agli stress abiotici e la capacità della stessa di assorbire nutrienti dal terreno.
Proprio qualche giorno AgroNotizie stata nello stabilimento di Biandrate (No), dove nascono i biostimolanti di Italpollina.
"Noi produciamo la quasi totalità dei prodotti in portafoglio" ci ha raccontato Luca Bonini, ad di Italpollina. "Qui produciamo biostimolanti a base di idrolizzati proteici di origine vegetale. Lo stabilimento è stato aperto nel 2012, dopo anni di studio nei laboratori di ricerca e sviluppo dove abbiamo messo a punto anche il processo produttivo dei nostri biostimolanti".
Un mercato in espansione quello dei biostimolanti, dato l'aumento continuo della popolazione mondiale e la conseguente necessità quindi di far crescere anche la produzione di cibo. Secondo una ricerca curata dalla società americana Credence research, nel 2023, il settore dei biostimolanti varrà 3.8 miliardi di dollari.
A livello normativo i biostimolanti sono da ricondurre ai fertilizzanti, ma le sostanze non vanno confuse. "Il fertilizzante - ha spiegato ancora Bonini - nutre la pianta, il biostimolante ha un effetto sul metabolismo della stessa. Quando viene applicato un biostimolante ciò che si ricerca, a seconda della coltura, può essere un aumento del tasso zuccherino o del tasso proteico, o un miglioramento del colore o di allungare la durata sullo scaffale.
Facciamo un esempio: noi mangiamo la pasta per nutrirci e poi prendiamo vitamine come complemento nutrizionale. Il fertilizzante nutre, il biostimolante migliora la capacità della pianta di ottenere il risultato migliore".
Italpollina, uno dei player maggiori del settore a livello mondiale, oltre 50 milioni di fatturato, investe circa il 5% in ricerca e sviluppo.
"Per studiare un nuovo prodotto servono tre anni di lavoro e di test" ha continuato Bonini. "Gli studi sottostanno a stretti controlli. Un biostimolante non può essere riassunto in un singolo elemento nutritivo. Entrano in gioco infatti diverse molecole e più principi attivi contemporaneamente, all'interno dello stesso prodotto".