Tutto ciò può però apparire perfino normale, dato che il rame è un elemento essenziale per il metabolismo vegetale. Peccato che ciò avvenga a bassissime dosi, mentre i prodotti di cui si sta discutendo presentano concentrazioni di sostanza attiva che li rendono appetibili ben più come antiperonosporici che come concimi.
Basta infatti una rapida consultazione delle banche dati per incontrare "fertilizzanti" che contengono rame per più del 10%. Non mancano ovviamente quelli al 25, al 35 o addirittura al 50% di rame. Qualche produttore è stato per lo meno prudente e lo ha posto in miscela con altri elementi nutritivi, come per esempio il boro, anche se a onor del vero appare gara dura guardare a tali prodotti come fertilizzanti in senso stretto, dato che, contenendo rame solfato in ragione del 25% e altri microelementi al 2%, più che miscele di nutrienti rari la mente richiama veri e propri agrofarmaci. Le dosi consigliate sono infatti comprese fra i quattro e i sei chili, capaci quindi di apportare rame in ragione di 1-1,5 chilogrammi per ettaro. Con buona pace dei limiti imposti da Leggi e Disciplinari.
Per giunta, ammiccando vistosamente a chi deve fare i conti con i limiti di rame più severi, alcuni prodotti riportano nel nome commerciale perfino il termine "Bio". Il rame, infatti, è attualmente il pilastro di molte pratiche di agricoltura biologica e un agricoltore in vena di risparmi (o solo particolarmente furbetto) sa bene che a parità di sostanza attiva un concime rameico costa meno di un prodotto registrato come antiparassitario. L'acquisto può inoltre essere fatto "a scontrino" e l'uso in campagna può quindi dribblare anche il Registro dei Trattamenti, normalmente utilizzato per elencare gli agrofarmaci impiegati. Facile quindi nutrire qualche sospetto quando certi personaggi particolarmente boriosi ostentino risultati in campo superiori perfino a quelli dei programmi di Lotta Integrata, basati su sistemici e altre sostanze di sintesi, pur avendo effettuato solo "qualche trattamento di rame". Perché su quel "qualche" forse vi sarebbe molto da discutere. Come pure vi sarebbe molto da discutere sull'attitudine tutta italiana di farsi la Legge salvo trovarsi subito dopo l'inganno più confacente a continuare l'andazzo né più né meno di prima.
Per giunta, presto diverrà obbligatorio il possesso del patentino per l'acquisto di tutti gli agrofarmaci e non solo di quelli classificati "T+", "T" e "Xn", come accade ora. Poter comprare rameici catalogati come concimi anziché agrofarmaci permetterebbe quindi di trattare le colture più spesso, senza però appesantire né il patentino, né il registro dei trattamenti.
Sarebbe quindi bene che i disciplinari, soprattutto quelli di produzione biologica (la speranza è l'ultima a morire...), prendessero in considerazione l'ipotesi di sommare nei quaderni di campagna sia i fertilizzanti, sia gli agrofarmaci che contengono rame. Analogamente, andrebbe previsto il carico sui patentini anche dei fertilizzanti, qualsiasi sia la loro composizione. Altrimenti, la presa in giro dei consumatori bio rischierebbe solo di continuare a dilatarsi, come pure quella a danno dei contribuenti dalle cui tasche escono i sussidi per l'agricoltura biologica. Un tipo di agricoltura, quella Bio, ove i produttori onesti sarebbe ora si schierassero una volta per tutte contro queste giostre di bieca "furbizia".
Difficile però pensare che tali regole moralizzatrici verrano mai varate, perché il business dell'agricoltura "pulita & rispettosa" è ghiotto per troppi soggetti e non sono quindi in molti a reclamare Leggi in tal senso. Queste potrebbero infatti mettere in braghe di tela chi la "pulizia" e il "rispetto" ce li ha si, ma scritti solo sulla carta. E questa eventualità, come detto, piace davvero a ben pochi.